AgenPress. Ciò che ha fatto Hamas non è un atto di resistenza, ma un atto di terrorismo come e forse peggio di quelli dell’ISIS. Chi ha visto le foto dei piccoli cadaveri dei bambini israeliani bruciati o chi ha ascoltato i racconti dei ragazzi scampati per miracolo al massacro del Rave party, sa che l’orrore voluto da Hamas lascerà una cicatrice profonda per generazioni.
Israele ha il diritto di difendersi e reagire, perché Israele ha il diritto di esistere. Se qualcuno entrasse nelle vostre case e vi uccidesse i figli davanti agli occhi e vi violentasse le figlie davanti agli occhi e vi uccidesse i nipoti davanti agli occhi, voi cosa provereste? Un sentimento di generico buonismo? Porgereste l’altra guancia? Non scherziamo. Poi è ovvio che una comunità democratica deve fare di tutto per mettere al riparo i civili dalla controffensiva. E qui si arriva al punto: chi sta tenendo in ostaggio gli abitanti di Gaza?
Hamas ha colpito al cuore Israele ma lo ha fatto prendendo in ostaggio non solo qualche centinaio di cittadini rapiti in Israele ma anche due milioni di abitanti a Gaza. Il nemico della causa palestinese è Hamas, non Israele. Liberare Gaza da Hamas è fondamentale per arrivare al principio del libero stato palestinese. Due popoli, due stati è un concetto che io ho detto e ribadito in tutte le sedi istituzionali nelle quali ho parlato. Ma i nemici della libertà dei palestinesi sono gli estremisti di Hamas che bruciano i bambini, non gli israeliani che ballano a un rave party. Per preparare un attentato del genere Hamas ha speso centinaia di milioni di dollari. Quei soldi potevano essere destinati per curare i bambini palestinesi e non per uccidere i bambini di Israele. Perché gli israeliani firmano accordi con il mondo arabo e non con Hamas? Perché Hamas vuole la distruzione di Israele. Tutto qui.
Israele ha un problema interno gigantesco. Ora non ne parla nessuno, comprensibilmente. Ma quello che è successo non può essere solo impreparazione. Sono convinto che nei prossimi mesi il quadro delle responsabilità si chiarirà e ci saranno sorprese negative. Ma adesso, giustamente, Tel Aviv si sta stringendo intorno alle famiglie delle vittime, alle famiglie degli ostaggi, ai feriti.
Bisogna sostenere le tante donne e uomini di buona volontà che vogliono costruire davvero quella che Giorgio La Pira chiamava “la pace dei figli di Abramo”. Sono la maggioranza tra gli ebrei, tra i musulmani, tra i cristiani. La pace dei figli di Abramo è ancora possibile. Per farla tuttavia serve la politica, la diplomazia, la visione. E ovviamente vanno messi a tacere gli estremismi e i terroristi. Sarà un percorso lungo e difficile. Ma è un percorso ancora possibile. E oggi ancora più necessario.
In questo quadro fa male vedere persone della sinistra europea, dalla mia Toscana fino alla Francia di Mélenchon, che faticano a difendere Israele tradendo uno strisciante, squallido, antisemitismo. Chi vuole la Palestina libera oggi protesta contro Hamas, non contro chi si difende dalla più grande aggressione contro gli ebrei dai tempi di Hitler. Lo ha detto benissimo un uomo di centrosinistra, un riformista come il cancelliere Scholz in Germania. Ma l’SPD si iscrive nella storia riformista. Non è insomma il nuovo PD che balbetta sulle spese militari, che strizza l’occhio ai Cinque Stelle, che tradisce la storia riformista di questi anni.