REATO ABUSO UFFICIO PIU’ DANNI CHE VANTAGGI. SEPARAZIONE DELLE CARRIERE E’ LA RIFORMA DELLE RIFORME
AgenPress. “E’ una rivoluzione copernicana perché finalmente si scrivono le riforme nell’interesse dei cittadini e non dei pubblici ministeri. Il processo che condanna è l’unico che serve e quindi, potenziando i poteri investigativi per giungere a una sentenza di condanna, noi invertiamo questa rotta e diciamo che, secondo Costituzione, il processo è un accertamento asettico della verità processuale con le dovute attenzioni alle garanzie del cittadino all’interno del processo. Quindi, cambia proprio il punto di riferimento: da essere il processo (soprattutto nella sua dimensione inquisitoria) diventa il cittadino con le sue garanzie”, è quanto dichiara il vice ministro della giustizia Francesco Paolo Sisto ai microfoni della trasmissione di Radio Cusano, ‘L’Italia s’è desta’ condotta dal Direttore Gianluca Fabi e Roberta Feliziani, a proposito della riforma della giustizia.
“Vi è una presunzione di non colpevolezza costituzionale (articolo 27) che va tutelata, vi è un giusto processo (111 della costituzione) che va tutelato ed è legittimo che se ci sono delle responsabilità siano accertate rispettando le regole” ha proseguito. “Ci preoccupiamo del rispetto delle regole avendo a cuore un cittadino che deve recuperare la fiducia nella giustizia, cosa che ormai manca completamente. Oggi abbiamo i cittadini che si accostano alle aule giudiziarie come se entrassero in ospedale con il timore di essere operati da sani. Noi vogliamo ribaltare questa prospettiva”.
E sull’abolizione del reato d’abuso d’ufficio dichiara “siamo di fronte ad un reato inutile anzi dannoso: uno perché costringe gli indagati a 2-3 anni di iscrizione al modello 21 e nel 95% dei casi abbiamo archiviazioni, assoluzioni o proscioglimenti; secondo perché costringe sindaci e dirigenti a fare spesso un passo di lato, un passo indietro e a subire gogne mediatiche di tutti i tipi: aggressioni alla propria immagine e credibilità, stop alle proprie carriere e candidature; terzo, ed è la cosa più importante, rallenta i rapporti fra cittadino e pubblica amministrazione, creando quella paura dell’atto lecito, o della firma: cioè il sindaco o il dirigente hanno paura di firmare un atto lecito per timore poi di essere indagati inutilmente.
Infine -chiarisce Sisto- la convenzione di Merida dice con chiarezza che ciascun stato può valutare l’opportunità di mantenere o meno l’abuso d’ufficio. In sostanza, è un reato che provoca più danni e nessun vantaggio”.
Riguardo invece la preoccupazione della Corte dei Conti circa il PNRR “ha tutte le ragioni per esprimere le sue perplessità, ma lo farà sulla scorta di condotte che eventualmente produrranno un danno contabile. A differenza dei 5 stelle, noi di Forza Italia siamo garantisti. Non pensiamo che la pubblica amministrazione sia un luogo di male assoluto dove accadono le malefatte più impensabili. Abbiamo fiducia in sindaci, amministratori e dirigenti che fanno il loro dovere, salvo la dimostrazione della prova contraria”.
E sul sovraffollamento delle carceri e il relativo decreto “il tema del sovraffollamento può essere affrontato in tanti modi; recentemente abbiamo avuto una riunione col ministro Nordio, in cui abbiamo preso atto di numeri che non sono secondari: una buona parte del sovraffollamento dipende anche dalle misure cautelari cioè, quelle non definitive. Quindi, col primo pacchetto Nordio, noi interveniamo innanzitutto sui filtri per questo tipo di misure”.
E sullo sconto di pena? “Quella proposta sarà valutata in commissione e credo che meriti una qualche riflessione utile. Una delle cose più importanti della riforma Cartabia è proprio quella di aver spostato il baricentro dal carcere a fuori dal carcere (le cosiddette pene alternative) che oggi il giudice può combinare direttamente e che sono appunto alternative al carcere: dobbiamo cioè lavorare non soltanto nel carcere ma anche al di fuori”. Infine, su un eventuale clima diverso all’interno della magistratura rispetto questa riforma ha sostenuto “la separazione delle carriere per noi rimane la riforma delle riforme. Il cittadino deve percepire un giudice terzo e imparziale (art. 111 della costituzione) equidistante da accusa e difesa. Da questo punto di vista la lotta non sarà semplice. L’art. 101 della costituzione dice che i magistrati sono soggetti soltanto alla legge, ma a me sembra che la separazione dei poteri rivendichi tutta la sua pienezza. Se le reazioni saranno o non saranno tiepide secondo me è abbastanza irrilevante. E’ giusto discutere, dibattere, confrontarsi. Poi il parlamento decide” ha concluso il vice ministro Sisto.