Bari. Presunto intreccio mafia-politica e voto di scambio alle Comunali del 2019. 130 le persone arrestate

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AgenPress –  Il 26 febbraio la polizia ha eseguito  due ordinanze cautelari nei confronti di 130 persone emesse dalla Sezione Gip presso il Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nonché a ingenti sequestri di natura patrimoniale. Oltre mille gli uomini impegnati nel blitz denominato ‘Codice interno’,  che ha svelato un presunto intreccio mafia-politica, con voto di scambio alle Comunali del 2019.

Tra i destinatari delle misure, anche persone “appartenenti o contigue” al clan Parisi-Palermiti attivo nel quartiere Japigia del capoluogo pugliese.

La commissione ministeriale è stata nominata proprio dopo il recente arresto di 130 persone, nell’ambito dell’inchiesta della Dda barese (ribattezzata “Codice interno”)

L’ indagine ha fatto emergere uno scambio elettorale politico-mafioso che coinvolge i clan di “Savinuccio” Parisi ed Eugenio Palermiti. Il primo è in carcere da anni, il secondo da pochissimo ha varcato la soglia delle patrie galere. Secondo l’accusa della Direzione distrettuale antimafia gli uomini di Parisi e Palermiti avrebbero condizionato il voto alle comunali 2019. Tra i reati contestati dai pm agli indagati compare, infatti, l‘ingerenza elettorale politico-mafiosa. Gli affiliati del clan sarebbero stati contattati direttamente dall’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (ora in carcere) per permettere l’elezione al consiglio comunale della moglie Maria Carmen Lorusso (ai domiciliari col padre Vito). Una pervasività mafiosa che avrebbe anche trasformato l’Amtab, l’azienda dei trasporti cittadina, in un ingranaggio perfetto e oliato per fare assunzioni e gestire l’acquisto di mezzi e pezzi di ricambio.

Le persone coinvolte sono ritenute responsabili, a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzioni di armi da sparo, illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti, frode in competizioni sportive, tutti reati aggravati dal metodo mafioso, nonché del reato di cui all’articolo 416 ter del codice penale (scambio elettorale politico-mafioso). In base alle indagini della Dda sarebbe stata documentata una presunta ingerenza elettorale politico-mafiosa, in particolare di consorterie criminali di stampo mafioso come i Parisi-Palermiti e gli Strisciuglio, nelle Elezioni Comunali di Bari del 26 maggio 2019.

Il coinvolgimento più forte, all’interno del consiglio comunale barese, è prorio quello che fa riferimento all’arresto della consigliera Maria Carmen Lorusso che era pronta a ricandidarsi alle prossime Amministrative. La consigliera comunale uscente, finita ai domiciliari proprio nella maxi inchiesta sul voto di scambio e sulla mafia relativa alle amministrative del 2019, aveva già annunciato le sue intenzioni ed era presente all’evento che si è tenuto il 25 febbraio, alla presenza anche di Decaro e di Emiliano, per la candidatura di Vito Leccese, uomo scelto dal Pd, alle Primarie del centrosinistra.

Lorusso, 37 anni, si era candidata nel 2019 nella lista Di Rella sindaco, nel centrodestra, e fu eletta con oltre 900 voti, prima di passare nel 2021 nel centrosinistra e in maggioranza, diventando anche leader del gruppo consigliare di Sud al Centro. Il che significa che se scambio di voti c’è stato, poiché l’inchiesta si riferisce alle elezioni del 2019, si tratta di voti che si indirizzavano verso la coalizione in cui la stessa è stata eletta.

Anche il marito, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, arrestato per la stessa inchiesta, è stato eletto prima in Forza Italia, nel 2005 e poi in Idv nel 2010. Interrogato “ha iniziato, con dichiarazioni spontanee, a chiarire fatti e circostanze certamente utili per il prosieguo delle indagini preliminari”.

Olivieri, detenuto nel carcere di Brindisi, secondo l’accusa avrebbe raccolto i voti della criminalità (nello specifico dei clan Parisi-Palermiti, Montani e Strisciuglio di Bari) per permettere l’elezione della moglie Maria Carmen Lorusso al consiglio comunale nel 2019. Una coppia affiatata che balzò agli onori della cronaca anche durante la pandemia. Allora Giacomo Olivieri e sua moglie, già consigliere comunale di Bari (Sud al Centro), si sarebbero spacciati rispettivamente per malato diabetico e per insegnante, con l’obiettivo di ricevere prima di tanti altri il vaccino anti Covid.

Emerse il fatto, che non costituiva comunque reato, dall’inchiesta sui furbetti e sui furti di farmaci all’Oncologico di Bari e nell’elenco degli indagati comparve anche il nome di Vito Lorusso, ex primario con le accuse di concussione e peculato dopo essere stato arrestato in flagranza dalla polizia per avere intascato 200 euro da una paziente. Maria Carmen Lorusso è sua figlia e il tutto venne fuori grazie ad alcune intercettazioni telefoniche.

Nella stessa operazione, ‘Codice unico’, è finito in carcere il barese Michele Nacci, 34enne, che in occasione di quelle elezioni era candidato nella stessa lista di Lorusso, risultando il primo dei non eletti. Nacci avrebbe promesso di far avere alla propria compagine elettorale i voti “reperiti nell’area di influenza del clan Montani” in quanto genero di Bruna Montani, cugina del capoclan Andrea detto “Malagnac“.

Le comunali del 2019 erano già finite al centro di un’altra indagine sui rapporti tra politica e mafia. L’allora consigliera Francesca Ferri fu arrestata nel 2022 ed è ora a processo con il suo compagno Filippo Dentamaro e l’ex consigliere regionale (imprenditore e presidente del Foggia Calcio) Nicola Canonico per presunto voto di scambio a Bari e a Valenzano. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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