AgenPress – Taipei ha condannato Pechino definendola “spudorata” dopo che il vice ambasciatore cinese presso le Nazioni Unite ha ringraziato il mondo per la sua preoccupazione per il massiccio terremoto che ha colpito Taiwan.
Mercoledì, dopo il terremoto di magnitudo 7.2 che ha colpito Hualien, la rappresentante degli Stati Uniti presso l’ambasciatrice delle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield, durante un briefing del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sui bambini e i conflitti armati, ha espresso la sua solidarietà alle persone colpite a Taiwan.
“Vorrei iniziare offrendo le mie condoglianze alle tante, tantissime persone colpite dal terribile terremoto di Taiwan”, ha detto Thomas-Greenfield. “I nostri pensieri sono con coloro che hanno perso i propri cari, che sono feriti e le cui case e attività commerciali sono state distrutte”.
Il vice rappresentante permanente della Cina presso l’ONU Geng Shuang ha poi affermato che Thomas-Greenfield aveva parlato del terremoto nella “Taiwan cinese”.
La Cina è preoccupata per i danni e ha espresso le sue condoglianze a Taiwan e ha offerto aiuti, ha detto, secondo una trascrizione dei suoi commenti sulla missione cinese al sito web delle Nazioni Unite.
“Ringraziamo la comunità internazionale per la sua espressione di simpatia e preoccupazione”.
Il Ministero degli Affari Esteri di Taiwan (MOFA) ha criticato le osservazioni della Cina. Il ministero “condanna solennemente l’uso spudorato del terremoto di Taiwan da parte della Cina per condurre operazioni cognitive a livello internazionale”.
Il MOFA ha aggiunto che ciò dimostra che la Cina non ha buona volontà nei confronti di Taiwan.
Giovedì l’Ufficio presidenziale ha ringraziato i leader mondiali e le figure politiche dei paesi alleati e che la pensano allo stesso modo per aver espresso le sue condoglianze a Taiwan per il terremoto.
La Cina rivendica Taiwan, governata democraticamente, come proprio territorio e rivendica anche il diritto di parlare in suo nome sulla scena internazionale, con furia di Taipei, dato che il governo comunista di Pechino non ha mai governato l’isola e non ha voce in capitolo nella scelta dei suoi leader.