Anno giudiziario. Gruppo magistrati lasciano l’aula mentre parla Mantovano. “Evito qualsiasi commento polemico”

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AgenPress –  “Vogliamo fare una riforma per i cittadini e non contro i magistrati. Non abbiamo nessuna intenzione di fare una riforma contro i magistrati ma per i cittadini. Immaginavamo di fare la riforma con il contributo critico dei magistrati”.

Lo afferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel corso del suo intervento alla cerimonia per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario a Roma, dove un
gruppo di magistrati ha lasciato, in segno di protesta, l’aula Europa. Le toghe stringono in mano una copia della Costituzione.

Per Mantovano “il gesto di alzarsi e di andarsene, cioè di rigettare la stessa interlocuzione, può avere differenti significati. Andiamo per esclusione: sono certo che non voglia dire contestare la legittimazione di questo Governo a produrre riforme importanti in materia di giustizia; e del Parlamento che lo sostiene di discuterle e di approvarle. Tanto più – ha aggiunto – che si tratta di un disegno di legge che passa attraverso le procedure rafforzate e garantite proprie di una riforma costituzionale. Penso piuttosto che la ragione, come dichiarato, sia la radicale contrarietà verso il merito della riforma”.

Mantovano ha affermato che si tratta di un gesto “impegnativo” e “carico di significato”. “Non è originale: è stata una forma di protesta sperimentata una ventina di anni fa in occasione di altre leggi, quella volta ordinarie, di riforma della giustizia. In più, quest’anno ci sono i cartelli. Benché ripetuta, però non può lasciare indifferenti”. “Evito qualsiasi commento polemico, che sarebbe facile, ma non servirebbe a granché. Provo invece a comprenderne il senso, soprattutto per rispondere alla domanda “e domani, esaurita questa forma di protesta, che cosa succede? È un gesto certamente coerente con la posizione assunta dall’Associazione Nazionale Magistrati prima che il testo della riforma fosse approvato dal Consiglio dei ministri e fosse presentato in Parlamento”.

“Di fronte a un Governo sorretto da partiti che propone al Parlamento una legge di riforma è legittimo non condividere nulla. Ma perché rifiutare anche solo di parlarne? Perché uscire dai canoni della dialettica per entrare in quelli dell’alternativa ‘o tu o io’? È qualcosa che non fa bene a nessuno”.

“Non fa bene al Governo che ha avanzato la proposta perché lo si priva di una voce qualificata con cui confrontarsi. Nelle mia esperienza di governo, sia quella attuale, sia quella – con altro ruolo – di qualche anno fa, ho sempre ritenuto il confronto, col Parlamento come con le parti sociali, un momento di arricchimento”.

Mantovano ha aggiunto che “abbandonare il tavolo del dialogo non è una manifestazione di forza, se mai di debolezza: se gli argomenti più radicali, quelli della completa inaccettabilità della riforma, fossero così ben fondati, perché non riferirli non sui cartelli, per slogan, dall’esterno, ma de visu, guardandosi negli occhi, articolandoli uno per uno e replicando alle eventuali risposte? Vale per la riforma costituzionale come per le materie prima evocate, come l’immigrazione o il contrasto alla violenza sulle donne, non prendo la sedia vuota come mancanza di rispetto istituzionale. La prendo come una opportunità che si perde”.

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