L’Europa intensifica la pressione su Israele per fermare l’escalation a Gaza

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AgenPress. I governi europei hanno intensificato la pressione su Israele affinché ponga fine all’escalation delle operazioni militari nella Striscia di Gaza e consenta l’arrivo di maggiori aiuti umanitari nell’enclave, dove la popolazione è minacciata dalla carestia, mentre i raid aerei israeliani hanno ucciso almeno 55 palestinesi, secondo le autorità sanitarie locali.

Più di un mese dopo aver vietato l’ingresso di qualsiasi aiuto umanitario il governo israeliano ha annunciato l’ingresso di 93 camion delle Nazioni Unite carichi di cibo nella Striscia di Gaza assediata e devastata, nel mezzo di una guerra che è ormai al suo 20° mese e che è stata innescata da un raid senza precedenti da parte del braccio militare del movimento islamista palestinese Hamas nella parte meridionale del territorio israeliano il 7 ottobre 2023.

Di fronte alla catastrofica situazione umanitaria e all’escalation delle operazioni militari israeliane nell’enclave, diversi governi europei stanno alzando la voce.

L’Unione Europea avvierà un processo di revisione dell’accordo di associazione firmato con Israele, in vigore dal 2000, ha annunciato il suo capo della diplomazia, Kaya Kalas. Secondo Parigi, questa decisione è stata sostenuta da 17 Stati membri.

Se la situazione dei civili nella Striscia di Gaza non migliora, “dovremo alzare i toni”, ha affermato il governo svedese.

La Gran Bretagna, da parte sua, ha annunciato la sospensione dei negoziati con Israele per la conclusione di un accordo di libero scambio.

Reagendo all’annuncio di Londra, il Ministero degli Esteri israeliano ha sottolineato che “le pressioni esterne non distoglieranno Israele dal percorso di difesa della sua esistenza e sicurezza”.

L’altro ieri Londra, Parigi e Ottawa hanno avvertito che non sarebbero rimaste “inerti” di fronte alle azioni “scandalose” dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza.

L’escalation delle operazioni è “moralmente ingiustificata, del tutto sproporzionata e controproducente”, ha affermato il ministro degli Esteri britannico David Lamy.

“Due milioni di persone muoiono di fame” nella Striscia di Gaza, mentre “tonnellate di cibo” restano “ai confini”, ha avvertito l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Da parte sua, il Segretario di Stato americano Marco Rubio, il cui Paese è il principale alleato di Israele a livello internazionale, si è detto “felice” di vedere che “gli aiuti sono ripresi ad arrivare” nella Striscia di Gaza, pur riconoscendo che la quantità non è sufficiente.

 

 

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