Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con i Magistrati ordinari in tirocinio nominati con i D.M. 15/04/2024 e D.M. 22/10/2024
AgenPress. Rivolgo un saluto cordiale al Vice Presidente e ai componenti del Csm, e, tra di essi, ai vertici dell Cassazione, alla Presidente e ai componenti del Direttivo della Scuola superiore.
A tutti voi – magistrati in tirocinio – benvenute e benvenuti al Quirinale.
Gli interventi che abbiamo ascoltato hanno danno conto dell’impegnativo percorso formativo finora seguito.
È la prima volta che a questo incontro prende parte un numero così alto di nuovi magistrati: segno dell’esigenza di assicurare efficienza e garanzia di giustizia, affidate dalla Costituzione alla Magistratura sia giudicante che requirente. L’unità della formazione – iniziale e permanente – rappresenta un elemento centrale della comune professionalità.
La nostra Costituzione – nel lungimirante e prezioso sistema istituzionale che ha disegnato – persegue l’obiettivo di mantenere l’equilibrio tra i vari poteri dello Stato, assegnando all’Ordine giudiziario la tutela dei diritti fondamentali di ciascuno.
Nessun potere dello Stato – nessuno – è immune da vincoli e controlli. La stessa sovranità popolare viene esercitata “nelle forme e nei limiti stabiliti dalla Costituzione”, come questa dispone nel suo primo articolo.
Lo ius dicere costituisce espressione di un sapere che non si esaurisce nel dato tecnico-giuridico e, di conseguenza, non potrebbe mai essere affidato a sistemi di intelligenza artificiale.
La decisione giudiziale è destinata, infatti, a incidere sulle persone e sulla realtà sociale, intervenendo in situazioni talora drammatiche. Alla Magistratura spetta applicare le norme vigenti individuando la soluzione adeguata alle peculiarità della singola questione, così da rispondere alle esigenze di giustizia.
L’indispensabile ricerca della soluzione appropriata deve, ovviamente – in ogni caso – trovare saldo ancoraggio nella legge. Se il diritto delinea il raggio di azione dell’intervento giudiziario, è la disposizione normativa – nel quadro costituzionale – che ne rappresenta il confine.
Per la raffigurazione della giustizia si ricorre spesso all’immagine della dea con la bilancia per indicare la corretta e obiettiva valutazione di posizioni contrapposte.
L’iconografia mitologica propone la Giustizia come bendata quale segno della sua imparzialità.
Per sottolineare queste inderogabili esigenze la nostra Costituzione assicura alla magistratura indipendenza e autonomia affinché possa decidere in modo imparziale, senza influenze o condizionamenti, anche derivanti da eventuali pregiudizi personali.
L’appartenenza all’Ordine giudiziario impone un alto senso di responsabilità, dalla cui osservanza dipende, in ampia misura, la credibilità della stessa funzione giudiziaria.
L’esercizio rigoroso del senso di responsabilità è, quindi, un risvolto necessario dell’indipendenza e autonomia della magistratura, che esige qualificazione professionale, rispetto puntuale della deontologia, irreprensibilità dei comportamenti individuali.
Giudici e pubblici ministeri hanno, dunque, il dovere di essere e di apparire – apparire ed essere – irreprensibili e imparziali, in ogni contesto (anche nell’uso dei social media); con la consapevolezza che, nei casi in cui viene – fondatamente – posto in discussione il comportamento di un magistrato, ne può risultare compromessa la credibilità della magistratura.
Rigore morale e professionalità elevata sono la risposta più efficace ad attacchi strumentali intentati per cercare di indebolire il ruolo e la funzione della giurisdizione e di rendere inopportunamente alta la tensione tra le istituzioni.
La condizione di legittimazione dell’Ordine giudiziario risiede anzitutto nella fiducia che i cittadini nutrono nei confronti della giustizia. Questa fiducia non va confusa con consenso popolare sulle sue decisioni. Nel giudizio l’accertamento dei fatti e l’affermazione del diritto devono avvenire – ripeto – senza subire alcuna influenza o ricercare approvazioni esterne.
Anche per questo è necessario che i provvedimenti giudiziari siano correttamente motivati, in maniera tale da consentirne la valutazione a opera delle parti, del giudice dell’impugnazione, dell’intera collettività.
La stessa decisione giudiziale, infatti, non è espressione di un potere assoluto: è sottoposta a verifiche, a controlli, a riesami, per garantirne la conformità all’ordinamento e alle sue leggi.
In questa prospettiva assume importanza anche la prevedibilità della decisione: la coerenza giurisprudenziale nell’interpretazione delle norme deve essere obiettivo di ogni magistrato poiché rinforza la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario: rientra nel dovere di garantire attuazione al principio di uguaglianza, dettato dall’art. 3 della Costituzione, assicurando la parità di trattamento tra casi simili.
Centrale è, in tal senso, il ruolo nomofilattico della Corte di cassazione, e il compito di orientamento delle Corti europee.
L’ampliamento in chiave internazionale delle fonti del diritto ha contribuito a delineare un orizzonte più ampio entro il quale realizzare la tutela interna dei diritti, oltre a consentire il progressivo avvicinamento delle legislazioni nazionali nella sempre più necessaria comune dimensione europea.
L’esercizio della giurisdizione si fonda sull’approfondita conoscenza dell’ordinamento ma richiede, altresì – come stile morale e intellettuale di ogni magistrato – capacità di ascolto, apertura al confronto, rifiuto di ogni forma di presunzione cognitiva, prudenza del giudizio.
A voi competerà anche occuparvi in modo consapevole del governo autonomo della Magistratura, che la Costituzione riconosce proprio a presidio dell’irrinunciabile indipendenza della funzione giudiziaria, struttura portante del nostro sistema costituzionale.
Sono certo che, nel corso della vostra attività, vi impegnerete per mantenere fede al ruolo che vi conferisce la Repubblica, svolgendo le vostre funzioni con la doverosa dedizione e la necessaria umiltà; qualità che, insieme al senso della misura e all’impegno, vi saranno preziose per affrontare la fatica e la responsabilità delle vostre funzioni, sia come giudici sia come pubblici ministeri.