AgenPress. Scrivo da palestinese, da cittadino del mondo, da giornalista, da fondatore di associazioni e movimenti che difendono la pace e il dialogo tra i popoli, oltre la religione, e che condannano da sempre la strumentalizzazione politica e soprattutto ogni forma di violenza.
Sono qui a raccontare come nelle ultime ore le piazze italiane, che si sono mobilitate per la pace in Palestina, mostrano una frattura profonda e pericolosa. Non è più tempo di divisioni e posizioni contrapposte che rischiano di compromettere l’unico vero obiettivo: la fine delle sofferenze del popolo palestinese e la costruzione di una pace giusta e duratura.
Sicuramente avremmo preferito una piazza unica per la pace e per il dialogo. Non si può essere divisi sui diritti umani, sui diritti dei bambini, sui diritti delle donne, sui diritti dei bambini di sorridere: deve essere impegno di tutti combattere “la guerra della pentola dei fagioli dei bambini”. Non si può essere divisi sul fatto che i bambini stanno morendo per la fame, stanno morendo tutti i giorni senza aiuti, e in tal senso ci rattrista vedere i partiti politici divisi in quattro frazioni.
Noi allora rivolgiamo un appello ai partiti politici, invitandoli a essere più responsabili e ad essere uniti per difendere i diritti del popolo palestinese, dei bambini palestinesi, delle donne palestinesi. Sicuramente siamo di fronte ad una tragedia mai vista negli ultimi secoli, come atrocità e come intensità di morte.
Pace e dialogo si raggiungono con l’unità di intenti
Non c’entra niente il ruolo della politica interna. Non vogliamo che venga utilizzata la questione palestinese per fini politici interni o per divisioni politiche interne. Noi vogliamo che l’Italia ritorni ad essere al di sopra delle parti e che sia capace di guidare un’azione diplomatica, prima di tutto per salvare chi è rimasto vivo: i professionisti della sanità, i bambini, le donne, i civili, ricostruire gli ospedali. Mandare una massiccia serie di corridoi sanitari per salvare i feriti, aprire maggiormente gli ospedali, non solo per uno, due o tre bambini.
Per quanto riguarda le azioni diplomatiche, tutti stanno criticando queste azioni del governo italiano, che non si schiera in modo chiaro, in modo determinato, e questo ci dispiace.
Per questo, a nome della Comunità del Mondo Arabo in Italia e di AISC NEWS, ringraziamo prima di tutto la popolazione italiana, perché, secondo noi, la popolazione italiana ha costretto i partiti a muoversi, a scendere in piazza dopo un anno e mezzo quasi di conflitto continuo. Noi raccontiamo tutti i giorni la situazione tragica a Gaza e in Palestina.
Invito, poi, tutti i partiti politici a tornare a usare il termine “palestinesi”, il termine “Palestina” e lo Stato palestinese. Si parla solo di Gaza, dove giustamente la situazione è tragica, ma nessuno parla della Cisgiordania e della Palestina. Noi abbiamo bisogno di uno Stato palestinese indipendente e libero, con “due Stati, due popoli”, che si rispettano e vivono in serenità.
Questo scenario, purtroppo, rischia di far deragliare la spinta popolare verso una pace concreta, trasformando la mobilitazione civile in un campo di battaglia, tra schieramenti contrapposti e rendendo vana ogni aspirazione comune.
Come palestinese e medico impegnato da sempre nella tutela dei diritti umani e nella promozione della salute globale, vedo con grande preoccupazione questa frammentazione. La sofferenza del popolo palestinese, schiacciato da conflitti, blocchi, censure e interruzioni degli aiuti umanitari, è un fatto tragico che non può essere usato come terreno di scontro politico.
Con le associazioni che rappresento – Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), Unione Medica Euromediterranea (UMEM), Comunità del Mondo Arabo in Italia (CO-MAI) e Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE – da tempo chiediamo con fermezza di fermare la guerra e professano il principio imprescindibile di due popoli, due stati come unica soluzione giusta e sostenibile.
In questo contesto, l’unità delle piazze non può essere un semplice slogan o una vaga aspirazione, ma deve tradursi in un impegno concreto, condiviso e sopra le parti, che metta da parte divisioni, rancori e strumentalizzazioni.
L’Italia, così come la comunità internazionale, non può permettersi il lusso di una società civile divisa e disorientata, quando la posta in gioco è la vita di milioni di persone e la stabilità di un’intera regione molto vicina al nostro amato paese Italia.
Al mondo politico, oggi più che mai, rivolgo un appello a superare le divergenze e a lavorare insieme per un percorso che porti finalmente a un cessate il fuoco duraturo, alla ripresa degli aiuti umanitari e al rilancio del dialogo politico.
La pace non può attendere, la responsabilità è di tutti.
Le statistiche dei nostri rappresentanti in Palestina medici di UMEM-Co-mai-Radio Co-mai Internazionale, AISC NEWS
Dopo 20 mesi di conflitto continuo e atroce, a Gaza sono morte 54.000 persone, 125.000 sono rimaste ferite e ci sono molti dispersi. La popolazione conta circa 2.200.000 abitanti che ogni giorno affrontano la fame.
Alcuni genitori mangiano solo ogni tre giorni per garantire un pasto ai loro figli una volta al giorno. Sono 70.000 i bambini a rischio di malnutrizione, con conseguenze fisiche, psicologiche e di crescita gravi e durature. Sicuramente queste condizioni avranno ripercussioni nello sviluppo e nella crescita dei più piccoli.
Negli ultimi giorni, da quando sono iniziate le distribuzioni di aiuti, sono morte 110 persone e 583 sono rimaste ferite proprio mentre cercavano di accedere a questi aiuti.
A ciò si aggiunge un bilancio drammatico anche tra i giornalisti e i professionisti della sanità: sono morti 225 giornalisti, più di 1.120 operatori sanitari e 2.300 sono rimasti feriti. di professionisti della sanità.