Referendum. Il fallimento delle sinistre. Antropologicamente diverse da ciò che la vera Italia è!

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AgenPress. Con il Referendum le sinistre si sono “incartate”, per usare un eufemismo o una metafora,  e sono completamente crollate. Non hanno una idea precisa del processo politico. Davanti al un Governo Meloni sbandano dappertutto. Incapaci di essere realmente propositive analitiche  riflessive. Ora fanno retorica?

Referendum. È chiaramente, al di là delle motivazioni scheda per scheda, un fallimento per le sinistre. Soprattutto per come si è impostata la campagna elettorale referendaria. Soprattutto perché alla vigilia del voto hanno impostato una manifestazione ampia nel nome di Gaza ma soprattutto in nome di “Bella ciao” contro il Governo Meloni.
Non si può negare che si è strutturata una “macchina da guerra” completamente politico ideologica. Soprattutto perché anche la Cei con il cardinale Zuppi si era completamente schierata creando un conflitto con il segretario di Stato del Vaticano Parolin. Sono aspetti che non possono essere tralasciati. Perde in modo inesorabile la sinistra ma perde in modo sostanziale il leader della CGIL, ovvero Landini.

Tutto quello schieramento che viene definito “campo largo” non è assolutamente accettato dal popolo italiano. Questa è la verità. Non si tratta di una elezione amministrativa. Ma per il senso che vi è stato dato, addirittura si è parlato di “sfratto” del centrodestra, bisogna chiaramente leggere il tutto come un dato politico.
Ora non vengono a darci semi riflessioni di altro genere. La sconfitta è doppia. La prima è che non è stato raggiunto il quorum. La seconda è che non hanno neppure raggiunto la percentuale sperata e considerata. Duplice fallimento. Ma c’è ancora un’altra storia. Si è consumato un conflitto interno alla stessa sinistra. Punti referendari non voluti da questo Governo. Addirittura.

Hanno completamente sbagliato modalità idea e progetto. Insomma c’è un significato politico che rafforza fortemente il centrodestra e indebolisce tutta la sinistra.
Se avessero articolato il problema si questioni soltanto istituzionali il discorso sarebbe cambiato moltissimo.

Si è voluto creare un processo comunicativo con una inefficienza di comprensione. Il referendum è un atto tecnico. Non ideologico. Anche nel 1974 il referendum è stato letto in modo ideologico e non sociale e antropologico. Il fatto è che l’idea delle sinistre non è passata. Si è posto l’andare a votare come prassi ideologica. Il non andare a votare un fatto culturale?

È il Parlamento che deve decidere su alcuni aspetti. Su quesiti importanti soprattutto.
La confusione è stata plateale. Ma resta il dato e la impalcatura tra siniste e destra. I risultati sono chiari. L’obiettivo che le sinistre si erano prefissato non è stato raggiunto pur nella illusione della piazza di sabato scorso. Ora  si va alla retorica.
Non hanno compreso che le sinistre sono antropologicamente diverse rispetto a ciò che l’Italia vera e bella è!

Pierfranco Bruni

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