AgenPress. La proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre il cancellierato e la proporzionale con le preferenze del Comitato referendario di Iniziativa Popolare pone una questione centrale di agibilità democratica.
Le riforme dei sistemi elettorali sono state lo strumento non tanto occulto di un passaggio dalla pienezza della democrazia ad una fase decadente.
Una crisi delle istituzioni non più rappresentative dei cittadini, ma espressione di oligarchie formatesi con sistemi elettorali illiberali, che hanno spazzato i Partiti politici e movimenti di massa.
Si parla erroneamente di prima e seconda Repubblica. Io parlerei di una fase dove la democrazia, la partecipazione garantivano lo sviluppo con uomini ai vertici delle istituzioni, servitori dello Stato e non improvvisatori.
Quando il Parlamento è svuotato non c’è futuro, quando la Costituzione è violata, opera la legge del più forte senza regole. Da molto tempo siamo sequestrati da signorie prodotte dal moto eversivo della metà degli anni 90.
Da tempo ho posto anche con proposte di legge una modifica all’impianto normativo delle regioni e dei comuni, volta a dare certezze e continuità alle assemblee elettive.
Si può lasciare il voto diretto per i presidenti della Regione e per i Sindaci, ma si deve prevedere la sfiducia costruttiva. Il Presidente della giunta regionale e il sindaco non possono essere inamovibili, sequestrando i loro consigli sotto la minaccia delle dimissioni, che in automatico sciolgono i Consigli.
La stessa situazione accade quando si verifica la messa in minoranza del presidente e del sindaco. I consigli, espressione della volontà popolare, debbono continuare a vivere scegliendo nel loro interno il presidente della Regione e il Sindaco.
Se uno di questi due si dimette per qualsiasi motivo perché deve perire l’assemblea?
Il ricatto delle dimissioni e, quindi, dello scioglimento condiziona la libertà dei consiglieri regionali o comunali. Ecco perché la proposta del cancellierato da contrapporre al premierato della Meloni, che vorrebbe che il premier fosse eletto come i sindaci o i presidenti di Regione, nasconde, nello sfondo, il “tutti a casa se non si è docili”.
Non ho parlato delle provincie che sono regolate dalla legge Del Rio dal 2016 in violazione della Costituzione. Cominciamo a rivedere dunque il tasso di democrazia delle istituzioni locali.
Un processo di ricomposizione del tessuto civile di questo Paese va fatto per rendere vive realtà locali, dove molte opposizioni non svolgono un ruolo fondamentale per la democrazia per non disturbare il manovratore!
Ci auguriamo che si entri in una fase storica che rimuova macerie politiche e morali. Questo è il centro della ragione, della moderazione e della ritrovata politica.
Mario Tassone (ex deputato della Repubblica Italiana – già vice Ministro).