Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Nell’82% dei paesi il corpo delle donne cristiane è bersaglio di odio

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NELL’82% DEI PAESI IL CORPO DELLE DONNE CRISTIANE È BERSAGLIO DI ODIO 


AgenPress. In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, Porte Aperte denuncia una realtà sconvolgente: 196 milioni di donne cristiane nel mondo subiscono ogni giorno discriminazioni, abusi e violenze a motivo della loro fede.

Essere una donna cristiana significa vivere in una condizione di insicurezza costante. La persecuzione anticristiana rivolta alle donne assume infatti forme brutali e sistematiche.

Ecco le cinque dinamiche che raccontano questa realtà nei Paesi della World Watch List (report annuale di Porte Aperte sulla persecuzione dei cristiani nel mondo):

  • Matrimonio forzato: nell’84%, la scelta libera del partner viene ostacolata.
  • Violenza sessuale: nell’82%, il corpo diventa bersaglio di odio.
  • Violenza fisica: nel 72%, la fede si paga con dolore e lividi.
  • Arresti domiciliari: nel 62%, la casa si trasforma in una prigione.
  • Violenza psicologica: nel 62%, la mente è sotto assedio.

Non si tratta di semplici statistiche ma di vite rese insicure a motivo dalla fede professata.

Il matrimonio forzato non è solo una tradizione imposta: è un meccanismo di controllo che spegne libertà e fede in una condizione perenne di prigionia.

Dati relativi al Report sulla Persecuzione Religiosa Specifica di Genere 2024.

In Nord Africa, le giovani donne cristiane convertite vengono costrette a sposare uomini musulmani molto più anziani per “lavare l’onta” di aver lasciato la religione di famiglia e con l’obiettivo di ricondurle all’islam. Chi rifiuta rischia di essere picchiata e confinata in casa a vita.

Spesso, i matrimoni forzati vengono accompagnati da un’altra arma brutale e silenziosa: la violenza sessuale. Per esempio, in Africa sub-sahariana le donne e le ragazze cristiane subiscono stupri e abusi sistematici.

Solo in Repubblica Centrafricana, almeno 100 donne cristiane sono state violentate o molestate lo scorso anno. Dietro questi numeri ci sono storie come quella di Habiba (pseudonimo), rapita a 13 anni da Boko Haram in Burkina Faso e costretta a sposarsi con uno dei combattenti. È stata violentata e privata dell’infanzia: “Aspettavo solo il mio turno per essere uccisa”, racconta. Secondo i dati, nel 40% dei Paesi della World Watch List le percosse ed i gravi abusi contro le donne cristiane culminano infatti con cruente uccisioni.

Infine, è fondamentale evidenziare come le situazioni di conflitto armato amplifichino la persecuzione religiosa specifica di genere. In questi contesti, la violenza sessuale contro le donne cristiane è ancora più diffusa, e non termina quando cessano gli spari: resta infatti nella paura, nell’incertezza e nella perdita di tutto ciò che si possiede. Come nel caso di 12 donne cristiane sfollate in Messico, costrette a fuggire dopo che gruppi armati hanno invaso le loro comunità e ucciso i mariti, anch’essi cristiani, per il controllo del territorio.

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