AgenPress. La Costituzione italiana, spesso celebrata come “la più bella del mondo”, continua a rappresentare un riferimento identitario, culturale e politico imprescindibile. Eppure, negli ultimi decenni, è stata oggetto di pressioni, attacchi e tentativi di svuotamento che ne hanno indebolito la forza normativa e la promessa di emancipazione. È da questa constatazione che prende avvio il nuovo libro dal titolo Dov’è finito il pensiero critico? Dalla rivoluzione promessa all’utopia concreta di Gaetano Azzariti, costituzionalista tra i più autorevoli del panorama italiano, che propone una riflessione radicale e necessaria sulla crisi del progetto costituzionale e sui sentieri possibili per una sua rinnovata attuazione.
Il volume affronta una domanda cruciale: cos’è che non ha funzionato?
Le prospettive culturali più innovative e radicali che hanno animato il dibattito del secondo Novecento — dall’operaismo al femminismo della differenza, fino alla stagione dell’uso alternativo del diritto — hanno progressivamente ceduto il passo a un pensiero via via più omologato, spesso piegato agli interessi costituiti. Questa deriva ha contribuito a giustificare l’aumento delle diseguaglianze, la riduzione delle libertà e l’indebolimento delle strutture democratiche.
Sebbene le responsabilità del pensiero dominante e gli inganni del neoliberismo siano stati più volte denunciati, Azzariti sostiene che oggi sia indispensabile compiere un passo ulteriore: esaminare i limiti delle prospettive critiche che non si sono compiute, di quei movimenti che, scegliendo di collocarsi “dalla parte del torto”, hanno finito per rinunciare a confrontarsi con il “momento istituzionale”.
Secondo l’autore, proprio questa rinuncia ha impedito di dare forma a una “democrazia strutturata”, aprendo la strada all’attuale e desolante “democrazia disgregata”.
Il libro mette in luce come le correnti più avanzate del pensiero critico abbiano preferito la critica radicale alla costruzione istituzionale, lasciando le “buone ragioni” — i diritti, le istanze di giustizia, le domande di libertà — senza difese, senza strumenti, senza potere.
Per questo Azzariti invita a superare la mera retorica della “Costituzione più bella del mondo” e a impegnarsi nella “realizzazione effettiva di un progetto costituzionale di emancipazione”, capace di garantire diritti concreti a chi oggi rimane senza diritto e di porre un limite ai poteri sempre più selvaggi che caratterizzano il presente.
In un contesto segnato da crescenti ingiustizie sociali, concentrazione del potere economico e crisi della rappresentanza, il libro propone di riaprire il cantiere costituzionale come spazio democratico di ricostruzione collettiva: una rivoluzione promessa, ma mai realizzata, che oggi torna ad essere più urgente che mai.
*L’AUTORE*
Gaetano Azzariti è professore ordinario di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”. Dirige le riviste “Politica e diritto” e “Costituzionalismo.it” e ha fondato la “Rivista dell’Associazione italiana dei Costituzionalisti”.
Da anni è una delle voci più lucide e critiche nel dibattito sul futuro della democrazia e sul destino del progetto costituzionale italiano.
