Birmania. Soldati tentano di rubare corpo bimba di sette anni uccisa ieri

AgenPress –  Le forze di sicurezza birmane hanno cercato ieri notte di rubare il corpo della bambina di sette anni uccisa durante la giornata nella sua abitazione a Mandalay, ma i suoi familiari sono riusciti a fuggire con la salma della piccola.

In risposta, prosegue l’organizzazione non profit per la difesa dei diritti umani basata in Thailandia, i militari hanno distrutto la casa della famiglia.

Il quotidiano locale Myanmar Now scrive che i militari hanno fatto irruzione nella loro casa, nel quartiere periferico di Chan Mya Thazi, e hanno sparato contro suo padre, ma hanno invece colpito la bambina che si trovava in braccio all’uomo. La piccola, che si chiamava Khin Myo Chit, è la più giovane vittima della repressione dei militari. Il fratello di 19 anni è stato arrestato.

Dopo che i soldati se ne sono andati, i membri della famiglia hanno portato Khin Myo Chit all’ospedale ma i medici non sono riusciti a salvarla, ha detto. “Stiamo soffrendo così tanto. Siamo addolorati per il bambino e preoccupati per l’altro “.

Altre due persone sono state uccise martedì nel reparto di Aung Pin Le, hanno detto i residenti. Sono Tin Soe Oo, che aveva 30 anni, e Chan Thar Htwe di 20 anni.

I residenti hanno detto di non sapere perché i militari hanno fatto irruzione su Aung Pin Le poiché non ci sono state proteste nella zona martedì. 

La ong rende noto inoltre che il fratello della bambina, che è stato arrestato, è stato anche torturato: di lui non si hanno più notizie e si presume che sia stato ucciso. Nella giornata di ieri i morti in Birmania sono stati 12, per un totale di 286 dall’inizio delle proteste anti golpe. Sempre ieri, è stato arrestato anche un ragazzino di 14 anni.

L’esercito del Myanmar ha aumentato l’uso della forza mentre le proteste continuano. Il gruppo per i diritti Save the Children ha affermato che più di 20 bambini sono tra le decine di persone che sono state uccise. E sono almeno 261 le persone decedute nella repressione di manifestanti e attivisti contro il golpe del primo febbraio.

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