Dpcm. Renzi, chiederemo a Conte di modificarlo. Chiederemo le 4T

AgenPress – Ieri il Presidente Conte ha firmato un nuovo DPCM che, ovviamente, tutti noi rispetteremo come è giusto e logico che sia. E vorrei che il primo messaggio di questa Enews fosse per quei rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni chiamati a far rispettare le regole anche nei momenti di tensione. Si possono condividere o no le regole, ma il principio è semplice: rispettarle è un dovere di tutti. Punto. Nel merito alcune brevi considerazioni.

Così il leader Iv Matteo Renzi nella e-news in cui annuncia che Iv chiederà al premier Giuseppe Conte di modificare il dpcm “nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva”.
1. Noi lo diciamo da tempoChiudere di nuovo le scuole è una ferita devastante. Servono i tamponi rapidi a scuola, non i banchi a rotelle. Servono le aziende private per i trasporti, non complicate regole sulla didattica a distanza. Servono più posti in terapia intensivapiù personale sanitario e un sistema di tracciamento degno di questo nome, non generiche raccomandazioni ai cittadini. Serve far funzionare in modo efficiente e sicuro la macchina dei test, non chiudere i teatri e i ristoranti che rispettano le regole, perché questo crea un effetto a catena in tanti settori. Va compresa l’inquietudine di chi non sa cosa accadrà domani. Mentre si chiedono (ancora) sacrifici, sarebbe molto utile, secondo me, che il Governo chiarisse questi punti. E ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni: i dati scientifici, non le emozioni di un singolo ministro.

2. Teresa Bellanova, da ministra delegata, sta combattendo per i ristoranti e soprattutto per la filiera collegataElena Bonetti, da professoressa universitaria prima ancora che da ministra, sta chiedendo quali siano i modelli matematici che supportano le decisioni del Governo. Alcuni amici hanno lanciato una petizione per tenere aperti i luoghi di cultura e le palestre (potete aderire cliccando qui). In Parlamento, chiederemo che il Presidente Conte valuti di seguire la stessa strada intrapresa dal Presidente dell’Alto Adige, che ha firmato un’ordinanza che prevede che i ristoranti siano aperti fino alle 22. Per quanto riguarda la ristorazione, è bene ricordare che i dati ISTAT – che mettono insieme alberghi, ristoranti e bar – ci dicono che il valore aggiunto 2019 di questo aggregato è di 64 miliardi di euro, quasi equivalente a quello di tutto il comparto edilizio.

Chiederemo al Premier di modificare il DPCM.

Per noi:

A. Servono le 4T: tamponi rapidi, terapie intensive, trasporti e tracciamento. E queste cose dipendono dalle istituzioni, non dai cittadini.

B. Va bene rinunciare a molte libertà per il virus. Ma chiudere i luoghi di cultura e di sport è, invece, un errore: è più facile contagiarsi sulla metropolitana che a teatro. E la chiusura dei ristoranti alle 18 è tecnicamente inspiegabile, sembra un provvedimento preso senza alcuna base scientifica. A cena il Covid fa più male che a pranzo? E per chi si era attrezzato valgono le stesse regole? Ci rendiamo conto del danno economico devastante?

C. Rischiamo di far schizzare la curva del debito solo per le emergenze e senza una visione strategica. In questo senso, appare sempre più assurdo il No ideologico al Mes. La verità, cari amici, è che col virus dobbiamo convivere non solo tre settimane. Dobbiamo arrivare al vaccino, dobbiamo distribuire bene il vaccino, dobbiamo organizzare una logistica per il vaccino che sia esattamente l’opposto della gestione logistica del tampone. Ci aspettano ancora settimane difficili, bisogna convivere con il Coronavirus.

E, per questo, serve un pianouna visioneuna strategia. Non rincorrere gli eventi, ma prevederli come stiamo dicendo – spesso inascoltati – da mesi.

Diremo queste cose in Parlamento, al Premier Conte – che sosteniamo – sperando che ci ascolti e che cambi il DPCM, nella parte su ristoratoriluoghi di cultura e attività sportiva. Mi ha colpito che proprio il Ministro della Cultura abbia giustificato la chiusura dicendo che dobbiamo salvare vite umane. Io dico che certo, è vero, vogliamo salvare vite umane. Ma basta essere andati al cinema o al teatro, in queste settimane, per capire che non sono posti dove si rischia di morire, ma dove – anzi – si impara a vivere meglio. Affrontare la pandemia è un dovere di tutti. Ma bisogna farlo senza cedere alla paura.

 

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