Genzano di Roma. Inaugurata la prima RSA del Lazio per malati di coronavirus

Agenpress – “Nell’ex ospedale di Genzano abbiamo realizzato un primo modulo di 20 posti letto Rsa dedicati al Covid: è la prima Rsa pubblica che gestirà i casi Covid positivi. Abbiamo problematiche importanti da affrontare e abbiamo reclutato personale. Siamo pronti, e penso che da domattina saremo in grado di accogliere i primi venti pazienti. Il criterio di arruolamento sarà solo clinico”.

Lo ha spiegato il dg della Asl Roma 6 Narciso Mostarda, durante l’inaugurazione della prima Rsa del Lazio dedicata in esclusiva ai malati di Covid-19. All’inaugurazione, trasmessa in video-diretta Facebook, il presidente della Regione Nicola Zingaretti e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato.

“E’ una iniziativa molto importante – ha affermato D’Amato –  Abbiamo un andamento dei numeri che sta scendendo, e questo ci rinfranca e ci rafforza. Ora ci dobbiamo concentrare sul territorio con la nostra rete, implementata con le Uscar, che devono tempestivamente intervenire nelle situazioni di cluster di comunità, come le case di riposo, ma anche sulle situazioni a domicilio. Il nostro percorso è sempre stato la separazione e la presa in carico dei positivi. Sulla rete ospedaliera abbiamo il 40 per cento di posti disponibili e il 50% dei posti di terapia intensiva. Qui ci saranno degenti che non hanno bisogno di cure ospedaliere ma di essere adeguatamente assistiti e facciano qui il percorso di negativizzazione”.

“Questa Rsa Covid di Genzano è l’inizio della costruzione del futuro – ha commentato Zingaretti – Quello che ci serve per vivere sicuri nel futuro, anche prima che arrivi il vaccino”.

“Noi dovevamo ridurre il contagio e ridurre le vittime. Dobbiamo tenere molto alta la guardia: i dati di oggi sono molto incoraggianti. Questa è la prima Rsa Covid pubblica della Regione, la quarta dopo quelle di Civitavecchia, Morlupo e Veroli. La rete Rsa Covid è un pezzo di futuro del nuovo sistema sanitario che abbiamo iniziato a costruire. Il coronavirus è molto pericoloso ma si può combattere e sconfiggere. Dobbiamo però cambiare e costruire un modello di sanità diverso per la lunga fase in cui non ci sarà il vaccino”.

Quindi “reparti ospedalieri Covid attivi anche dopo la fase acuta” ma anche “più ricerca e più infermieri per il territorio o i quartieri, con i nuovi 580 per il monitoraggio. Tra qualche giorno presenteremo le Unità affinché nei territori ci sia una presenza di monitoraggio della sanità che è un pezzo del futuro che stiamo costruendo”.

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