Manovra. Rivalutazione delle pensioni. Sindacati. “Elemosina da 3 euro”. In piazza il 16 novembre

Agenpress – Nella nuova bozza della legge di bilancio arrivano sei scaglioni con differenti aliquote, che partiranno dal 100% per i redditi fino a 4 volte il trattamento minimo (pari a 513 euro), cioè quelli che arrivano a 2.052 euro. La rivalutazione sarà pari al 77% per i trattamenti fino a 5 volte il trattamento minimo, al 52% fino a 6 volte, 47% fino a 8 volte, 45% fino a 9 volte e 40% per i trattamenti superiori a 9 volte.

La mini rivalutazione del reddito da pensione tra tre e quattro volte il minimo (tra 1.522 a 2.029 euro al mese) è un’elemosina per il leader dei pensionati Cgil, Ivan Pedretti che valuta in poco più di tre euro l’anno (25 centesimi al mese) il passaggio della rivalutazione per questi assegni dal 97% al 100% a fronte di un’inflazione allo 0,3%. L’aumento riguarderebbe circa 2,8 milioni di pensionati. «Negli ultimi sette anni di blocco della perequazione i pensionati – dice – hanno lasciato allo Stato 44 miliardi. È un’elemosina».

Lo Spi conferma la manifestazione del 16 novembre. Chi adesso prende tra i 1.522 e i 2.029 euro al mese a fronte di un’inflazione allo 0,3% dovrebbero recuperare circa 79 euro l’anno. Ma sulla base di quanto previsto per quest’anno recuperano il 97% dell’aumento dei prezzi e quindi 76,7 euro. Dall’anno prossimo avranno la rivalutazione piena (quindi al 100%) con un incremento light dei loro assegni.

«È un’elemosina, dice Ivan Pedretti – ci sarebbe bisogno d’altro. Bisognerebbe dare la rivalutazione piena almeno fino alle pensioni tra le sei e le sette volte il minimo (3.044 euro al mese quelle fino a sei volte il minimo). E bisognerebbe dare risposte sulla quattordicesima allargandola anche a coloro che hanno redditi da pensione tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese»

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