Omicidio Willy. Fratelli Bianchi in carcere. “Vogliono accoltellarci: ci sputano nel piatto e ci chiamano infami”

AgenPress – Dopo aver massacrato di botte ed ucciso Willy Monteiro Duarte, avvenuta tra il 5 e il 6 settembre del 2020 a Colleferro, i fratelli Bianchi, Marco e Gabriele a Rebibbia, dove si trovano, temono per la loro, insieme a Mario Pincarelli.  Francesco Belleggia che si trova agli arresti domiciliari.

E ora le registrazioni dei colloqui dei Bianchi, ma anche di Pincarelli, dipingono la loro vita piena del timore per le intenzioni degli altri detenuti nei loro confronti.

Clemente Pistilli su Repubblica Roma traccia un quadro molto chiaro delle condizioni dei fratelli Bianchi e di Pincarelli a Rebibbia riportando stralci dei colloqui di Marco e Gabriele con il fratello Alessandro e con la madre. Il 16 ottobre Marco, detto Maldito, racconta ad Alessandro che gli hanno sputato addosso, che lo chiamano infame. Che li minacciano di accoltellarli alla gola. Che, ancora gli sputano anche sulla pasta:

Alessandro: “Loro che ti portano roba da pranzo, da magnà?”. Maldito: “La pasta”. Il fratello: “Ma ti ci sputano dentro?”. Marco: “Ma ci sputano si, eh”. Il fratello: “E tu non te la magni, comprati sempre la roba, tutti i giorni, comprati tutto”.

Marco Bianchi – come emerge dalle intercettazioni nel carcere di Rebibbia – sta sempre da solo, si fa i capelli da solo, cucina da solo, lava da solo. Lo chiamano “infame. Ci stanno i bravi e ci stanno quelli non bravi, le merde”, racconta sempre al fratello Alessandro.

Qualcuno gli avrebbe sputato addosso, altri gli avrebbero messo “un chiodo dentro il dentifricio”.  Gli amici che erano con loro la notte del massacro? “Tutti spariti”, dicono. E la famiglia, adesso, dice di essere costretta a vendere tutto, comprese le macchine, perché “non c’è rimasto più niente”.

Nei colloqui in carcere parlano anche dell’odio sui social: a Gabriele – racconta il fratello Alessandro – hanno mandato “sei milioni di messaggi” pieni di insulti.

Gabriele alla madre racconta che sui social ricevono “milioni di messaggi” di insulti. Ma anche Mario Pincarelli descrive una situazione tutt’altro che rosea. Provatissimo, piangendo scrive Pistilli, spiega al padre che ormai non gli importa neanche se gli altri detenuti lo picchiano. Spiega che ai fratelli Bianchi è già successo, a uno dei due hanno rotto una caviglia. E parlando dell’ipotesi di un suicidio racconta che gli hanno gridato di impiccarsi:

Al padre però poi assicura: “Prima cosa Gesù Cristo se ti ammazzi da solo non ti perdona, seconda cosa tengo la famiglia mia che sta di fuori, spero che me danno meno possibile, quando ariscio (riesco), se vado alla comunità…”.

 

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