Oro alla patria: Brunetta, la pessima idea di Salvini e Tremonti

Agenpress. Negli ultimi giorni, Matteo Salvini e Giulio Tremonti sono tornati a proporre l’emissione di titoli di Stato pensati esclusivamente per i cittadini italiani, come mezzo di finanziamento per raccogliere le risorse necessarie a coprire l’enorme deficit pubblico, creatosi per fronteggiare i costi della crisi economica e finanziaria conseguente alla pandemia.

Matteo Salvini, in particolare, ha invocato l’emissione straordinaria di Buoni del Tesoro “orgoglio italiano”, garantiti dalla Banca Centrale Europea (punto questo per nulla certo dati i tempi e soprattutto in ragione di un atteggiamento ostile da parte del nostro Paese), per un importo superiore a quello che potrebbe erogare il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), pari a 37 miliardi di euro. “Orgoglio italiano”, a dire di Salvini, non avrebbe per l’Italia nessun rischio né condizione. Proposta sostenuta da Giulio Tremonti in un’intervista sul Sole 24 Ore del 6 Maggio che ha parlato dell’emissione di “titoli patriottici”, con trattamento fiscale agevolato, per invogliarne l’acquisto da parte degli italiani”.

Sono buone idee? Per noi assolutamente no. Non me ne vogliano Salvini e Tremonti.

La proposta che gli italiani possano portare “l’oro alla patria” ci pare quanto di peggio si possa proporre in questo momento. Innanzitutto per un motivo di segnalazione ai mercati finanziari. Il messaggio che si lancia, infatti, è quello di uno Stato che, avendo esaurito tutte le cartucce a sua disposizione e sentendosi isolato se non assediato, chiede, come nel 1935, ai propri cittadini un enorme sacrificio per colmare i forzieri vuoti del Tesoro, contando su una non meglio definita “generosità” da parte dei contribuenti. E i mercati, si sa, non sono dei buoni samaritani e puniscono gli Stati che non danno garanzie di solidità sulle proprie finanze pubbliche. Per quale motivo poi gli italiani dovrebbero correre in massa ad acquistare questi “titoli patriottici” appare a noi un vero mistero.

Ammesso che, come afferma Giulio Tremonti, il trattamento fiscale sia di super favore, quale sarebbe il rendimento offerto ai sottoscrittori? Noi risponderemmo maggiore di quello offerto dal mercato, se si vuole incentivarne l’acquisto. Altrimenti l’operazione non sarebbe conveniente. Senza contare che, creando uno strumento finanziario con un rendimento maggiore a parità di rischio rispetto ad un altro, si creerebbe un pericoloso effetto spiazzamento, al quale gli investitori internazionali, esclusi dalla possibilità di acquistare, reagirebbero immediatamente chiedendo rendimenti più elevati alle aste degli altri titoli “non patriottici”, per colmare la differenza.

Il bond “orgoglio Italia” ha un costo implicito. Perché lo strumento pensato dai sovranisti, potrebbe funzionare nell’ipotesi che tutti gli acquirenti lo detenessero fino a maturity. Ma, creando un vincolo di questo tipo, l’acquirente dovrebbe essere compensato per l’impossibilità di rivendere lo strumento sul mercato. In pratica, il rendimento offerto dovrebbe contenere questo “premio per l’illiquidità”, con conseguente, ulteriore aggravio in termini di interessi sul debito.

Ma c’è di più. La proposta di emettere un titolo come quello “patriottico” è peggiore addirittura di quella che sta alla base dell’altrettanto nazionalistico e già attivo BTP Italia e rappresenterebbe un vero schiaffo alle banche, in quanto andrebbe ad assorbire la liquidità necessaria per le loro operazioni correnti, aggravando la crisi che già le attanaglia. In pratica, il risparmio degli italiani diventerebbe illiquido.

Il concetto da seguire, invece, è che lo sconto fiscale deve essere concesso al risparmiatore, attraverso un sistema come quello di uno strumento di risparmio fiscale, meglio noto come Conti Individuali di Risparmio (CIR), non incorporato nel BTP. Altrimenti, si cambiano le caratteristiche strutturali del debito pubblico italiano, creando emissioni non fungibili con quello già emesso. Spaccare il pool di liquidità sarebbe una scelta maldestra e soprattutto contraria agli interessi del sistema bancario che perderebbe, come abbiamo scritto, risorse immediatamente disponibili, poiché questa sarebbe dirottata su questi titoli “orgoglio italiano”, senza poter finanziare le operazioni correnti. Un rimedio peggiore del male.

 

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