Agenpress – Il tribunale di sorveglianza di Milano ha concesso gli arresti domiciliari a Francesco Bonura, uomo vicino a Riccardo Provenzano, condannato nel 2012 a 18 anni e otto mesi di carcere per estorsione e associazione di stampo mafioso. Potrà tornare a Palermo a casa della moglie. Il motivo? Patologie pregresse che, in una persona anziana (Bonura è nato nel 1942), data l’emergenza sanitaria da Covid-2019, potrebbero aumentare il rischio di contagio vista l’elevata concentrazione della popolazione carceraria.
Sul fatto interviene l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, garante per la tutela delle vittime di reato per la regione Lombardia e presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime: “Il decreto Cura Italia prevede espressamente la possibilità per chi aveva un residuo pena fino a 18 mesi di ottenere più agevolmente gli arresti domiciliari, purché non si trattasse di reati particolarmente gravi, come omicidio, violenza sessuale, rapina.
In realtà, per l’emergenza sanitaria sono state scarcerate persone che hanno commesso reati gravissimi come l’omicidio: basta pensare al caso di Gabriele Defilippi, condannato in via definitiva a dicembre 2019 30 anni di reclusione per l’assassinio di Gloria Rosboch , mandato ai domiciliari alcuni giorni fa perché positivo asintomatico al Covid-19. Ora, combinando l’emergenza sanitaria con il sovraffollamento carcerario, accade che si concedono gli arresti domiciliari anche ai condannati per reati di stampo mafioso, consentendo loro di attraversare l’Italia per tornare proprio in quei luoghi in cui hanno commesso gravissimi delitti e in cui hanno interessenze, contatti e rapporti.
E permettendo loro di uscire per ‘significative esigenze familiari’, come si legge nel provvedimento di scarcerazione di Bonura, esigenze che possono essere interpretate anche come ricorrenze, feste, motivi di natura personale. Tutto ciò è inaccettabile, non soltanto perché rappresenta l’ennesimo schiaffo alle vittime dei reati commessi da chi pur commettendo gravissimi reati ed essendo condannato a molti anni di carcere può beneficiare di una misura alternativa alla detenzione, ma anche perché il problema dell’elevato numero della popolazione carceraria non si risolve liberando i detenuti, anche condannati per efferati delitti, ma utilizzando alcune delle 38 carceri presenti in Italia da nord a sud e mai utilizzate.
È ora che il governo investa e sfrutti questo patrimonio immobiliare costruito e per cui sono stati spesi milioni di euro, e dia ai detenuti un luogo sicuro e dignitoso in cui scontare la propria pena, che però deve essere un carcere, e non una comoda casa con tutti i comfort e la possibilità di uscire per incontrare amici e parenti. Perché così facendo, a rimetterci è lo Stato di diritto, oltre che il principio per cui la legge deve essere uguale per tutti.
Ma non è finita”, conclude l’avvocato Aldrovandi , “ora anche altri condannati per reati di stampo mafioso, come Leoluca Bagarella e Benedetto Santapaola, entrambi condannati all’ergastolo, potrebbero ottenere i domiciliari per gli stessi motivi per cui sono stati concessi a Bonura. Lo Stato non può dimenticare la stagione delle stragi mafiose, dei morti e del dolore causati a tutta la Nazione. E di fronte a reati così gravi e a condanne definitive così pesanti non può assumere atteggiamenti permissivi e mostrare segni di cedimento, neppure di fronte a un’emergenza sanitaria mondiale.”