Coronavirus. Germania, 1.029 contagiati in un mattatoio. Proteste. “La carne è un omicidio!”

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Agenpress –  Sono 1.029 i dipendenti dell’industria della carne tedesca Toennies risultati positivi finora al test del coronavirus. Lo ha reso noto il Consiglio della circoscrizione di Guterloh, nel Land del Nordreno-Vestfalia. L’esplosione dell’infezione aveva già portato alla chiusura delle scuole e degli asili infantili nei giorni scorsi.

Di fronte alla gravità della situazione, il ministro presidente del Land, Armin Laschet, (Cdu), non ha escluso un ritorno del lockdown a livello regionale. Al momento l’infezione è localizzata, ma se questo dovesse cambiare – ha affermato ieri sera parlando a Duesseldorf – potrà diventare necessario anche un lockdown a tappeto nella regione”. Laschet si è detto particolarmente preoccupato dal momento che molti dipendenti dell’impresa vengono da diverse città della Vestfalia.

E il Robert Koch Institut ha registrato un impatto importante sui numeri a livello federale: il bollettino di stamani alle 8 ha rilevato 601 nuove infezioni rispetto al giorno precedente; e già ieri i nuovi contagi erano stati 770.

Già nei giorni scorsi nel distretto di Gutersloh si è deciso di richiudere le scuole e gli asili infantili. Un passo indietro dopo le riaperture – gestite ormai in Germania a livello regionale – come quello che si era verificato nella città universitaria della Bassa Sassonia. Forti le critiche alla Toennies, accusata in questa occasione anche di fornire scarsa collaborazione per fronteggiare il Covid.

Proteste contro il mercato della carne. “La carne è un omicidio!” c’era scritto in un cartello di fronte al quartier generale della compagnia di macelli Toennies a Rheda-Wiedenbrueck.  Il governo tedesco ha vietato l’uso di subappaltatori nell’industria della carne dopo che una serie di infezioni da coronavirus tra i principali macelli stranieri hanno innescato allarme già nel maggio 2020. “È tempo di ripulire il settore”, ha detto il ministro del Lavoro Hubertus Heil. Dal 1 ° gennaio 2021 i macelli e gli impianti di lavorazione della carne dovranno impiegare direttamente i loro lavoratori, ponendo fine alla controversa pratica di fare affidamento su catene di subappaltatori per rifornire i lavoratori dall’estero, spesso dalla Bulgaria e dalla Romania.

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