AgenPress. Inquietanti le dichiarazioni del Ministro Bonafede che in un comunicato stampa di ieri annuncia la riforma e la revisione dell’art 4bis dell’Ordinamento Penitenziario mediante un “progetto” previsto per il mese di luglio. Non sono chiare le modalità di intervento ma l’unico interlocutore indicato pare essere il Garante dei detenuti.
Nella stessa nota il concetto di “certezza della pena” viene allegramente usato accanto alla dichiarazione emblematica di voler rivedere un passaggio normativo fondamentale nella lotta alle mafie, costato la vita a Falcone, a Borsellino e a tanti servitori dello Stato. Questo accostamento appare un azzardo e un ossimoro non solo stridente, ma addirittura sconcertante.
Rivedere il 4bis e, come sempre, tenere in considerazione solo le indicazioni di una parte della vicenda, quella dei detenuti, rappresenterebbe un vero e proprio attentato scellerato ad un sistema di tutela che invece permette, insieme al 41bis, di fare una reale azione di contrasto alla criminalità organizzata e una concreta difesa delle vittime da ritorsioni.
Se l’obiettivo del comunicato del Ministro Bonafede è quello di tastare il terreno per capire quali sensibilità e reazioni ci siano in argomento, sappia che l’Associazione Vittime del Dovere resterà vigile a che non si realizzi un tentativo irresponsabile di distruggere anni di sacrifici e sangue delle Forze dell’ordine e della Magistratura, con tragiche conseguenze per la Nazione e per le Vittime.
Questa dichiarazione appare ancora più pericolosa se si pensa al fatto che in questi mesi per l’emergenza Covid 19 sono stati scarcerati più di 500 boss di cui solo poche decine sono rientrati in carcere. Uno scandalo senza precedenti questo, che la nostra Associazione denuncia da mesi e che è stato evidenziato, dopo sollecitazioni, solo da poche voci del giornalismo televisivo, ma che di fatto non ha avuto un seguito concreto e fattivo nella soluzione del problema e nell’accertamento e sanzionamento delle gravi responsabilità che hanno causato un vero e proprio cataclisma penitenziario.
Oltretutto la verifica del percorso di rieducazione è indispensabile perché, senza di essa, un condannato che viene scarcerato è ancora un soggetto potenziale autore di reati con grave pregiudizio dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale. Il Ministro Bonafede, dovrebbe dare ascolto anche alle vittime di tali atroci delitti, le cui ripercussioni interessano la Nazione e incidono pesantemente sulla vita dei singoli cittadini, così come sul lavoro di tutti gli operatori delle Forze dell’Ordine e Magistrati che combattono questa piaga da decenni. Attenzione verso le vittime che potrebbe dare un giusto contributo per riportare la bilancia della Giustizia ad equità. Confidiamo in una reazione decisa e ferma dell’opinione pubblica, perché mentre gli Italiani onesti combattono per la sopravvivenza e per risollevarsi dopo la prostrazione della pandemia, c’è chi approfitta della situazione e della distrazione generale per portare avanti azioni che potrebbero comportare impunità a sanguinosi assassini e malfattori. È ora di alzare la testa!
Emanuela Piantadosi (Presidente dell’Associazione Vittime del Dovere).