AgenPress – “Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della società. Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica. (…) La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata”.
E’ quanto scrive Papa Francesco nella sua Enciclica “Fratelli tutti”, invitando chi è molto ricco a condividere le proprie ricchezze perché la “proprietà privata si può considerare come un diritto secondario”.
“L’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere” scrive Papa Francesco. Un concetto della dottrina sociale della Chiesa che con questa enciclica sembra fare un passo in avanti. Nelle pagine del documento magisteriale nato durante il lockdown si affronta anche il tema del populismo, delle derive autoritarie, del veleno diffuso con le fake news. Sulle donne poche parole e qualche accenno alla parità.
“Se qualcuno pensa che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la realtà”, afferma. Il problema, tra gli altri, è che il mondo “avanzava implacabilmente verso un’economia che, utilizzando i progressi tecnologici, cercava di ridurre i ‘costi umani’, e qualcuno pretendeva di farci credere che bastava la libertà di mercato perché tutto si potesse considerare sicuro”. Questa pandemia fuori controllo invece ha obbligato a pensare agli esseri umani, “a tutti, più che al beneficio di alcuni”. Il dolore, l’incertezza, il timore e la consapevolezza dei propri limiti, fanno risuonare l’appello a “ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza”. Quando sarà passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di “cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica”.
E’ davvero difficile, per il Pontefice, pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realtà, “pretendendo di essere padroni assoluti della propria vita e di tutto ciò che esiste”. Non lo considera un castigo divino, e neppure “basterebbe affermare che il danno causato alla natura alla fine chiede il conto dei nostri soprusi”. Ma, sostiene, “è la realtà stessa che geme e si ribella”.
“La crisi finanziaria del 2007-2008 era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo”, è un passaggio del’Enciclica.”Anzi, pare che le effettive strategie sviluppatesi successivamente nel mondo siano state orientate a maggiore individualismo, minore integrazione, maggiore libertà per i veri potenti, che trovano sempre il modo di uscire indenni”.