Dpcm e pandemia: spiegazioni e proposte

AgenPress. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, spiega che le chiusure di ristoranti, palestre, cinema e teatri – contenute nel nuovo Dpcm – “non sono in discussione.
Piuttosto vanno spiegate a una popolazione in sofferenza”, e aggiunge: “non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente. Puntiamo a ridurre i momenti di incontro”.
“E’ il momento della responsabilità. – afferma Conte – Chi è al governo, deve saper dar conto delle proprie scelte ai cittadini, assumersi la responsabilità delle proprie azioni e non soffiare sul fuoco del malessere sociale”. E’ giusto che l’operato del Governo “sia sindacato e sottoposto a critiche”, ma non perdiamo l’obiettivo di “marciare tutti insieme”.
Per Nello Musumeci, presidente della regione Sicilia si tratta di “una scelta davvero irragionevole quella del governo Conte su palestre e ristoranti, cinema e teatri’”.
Quindi Musumeci avanza una proposta al premier Conte: “un protocollo che consenta alla Regione siciliana, per alcune materie, di derogare anche nelle misure estensive e non solo restrittive”.
“Intanto – dichiara Musumeci – ci permettano di aprire fino alle 23 ristoranti, bar, pizzerie. La chiusura alle 18 non ha senso. E’ l’ora in cui cominciano a lavorare. Assurdo consentire l’asporto, con le persone in piedi in attesa del cibo. Non sarebbe più logico farle sedere al tavolo nel rispetto delle procedure anti Covid?”.
Altro motivo di dissenso. – rileva Musumeci – sono le palestre che “io non ho voluto chiudere. Come i teatri e i cinema che chiedo a Conte di riaprire. Non c’è luogo più sicuro per rispetto delle norme di prevenzione visto che i posti sono già assegnati. Potrebbe andare bene per alcune regioni. Ma bisogna lasciare ai presidenti la possibilità di decidere”.
Il presidente della regione Liguria e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, sostiene che “invece di bloccare interi pezzi produttivi del Paese, dovremmo imparare a convivere con il virus. Lasciar lavorare gli italiani proteggendo le fasce più deboli e a rischio”.
“Anziché chiedere a intere categorie di chiudere – spiega Toti – potremmo segmentare la società sulla base del rischio, quindi in ufficio ci va chi ha meno di 65 anni, i pensionati possono uscire meno o possiamo dedicare delle ore del giorno nei supermercati alle categorie più fragili”.
“Se almeno si riaprissero i ristoranti fino alle 23 – propone Toti – faremmo un minor danno, trattandosi della categoria più colpita in assoluto. I bar sono colpiti, però fino alle 18 hanno uno spazio di lavoro, ma i ristoranti perdono il 70%-80% del fatturato”.
Il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, è contraria alla chiusura alle 18 dei ristoranti perché sbagliata: “come peraltro indicavano le Regioni, e così quella di palestre, cinema, teatri”. Anche le scuole devono restare aperte: “pianificando meglio, insieme ai dirigenti scolastici, i trasporti. Uno snodo non aggirabile”.
Per Eugenio Giani, presidente della regione Toscana, sull’ultimo Dpcm “avremmo voluto, come Regioni nel complesso, orari che potessero consentire di arrivare alle 22 in piena sicurezza” peri ristoranti: “se si può stare a pranzo in quelle condizioni di sicurezza, si può stare anche a cena, magari mettendo un limite alle 22 per evitare che si creino assembramenti dopo. Sono proposte costruttive, non voglio che diventino elementi di polemica”.
E’ preoccupato per la tenuta sociale del Paese il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “vedo una tensione enorme e questo non va sottovalutato. Il sistema rischia di saltare. Il governo deve collaborare con le regioni, mettendo da parte certi atteggiamenti come, per esempio, firmare i testi nella notte senza consultarci. Noi siamo a disposizione. Se perdiamo questa battaglia, perdiamo tutti”.
Anche il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, fa appello al Governo perché riveda il Dpcm: “che senso ha che un ristorante crei problemi e un museo no? E’ una scelta politica, non epidemiologica. Non è irrilevante che tutte le Regioni si siano schierate contro”.
Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, spiega le misure in deroga prese rispetto al Dpcm: “i bar resteranno aperti fino alle 20, i ristoranti fino alle 22”. Sono decisioni “prese sulla scorta delle valutazioni dell’autorità sanitaria e in base alla situazione attuale dei contagi in Trentino”.
Quanto all’apertura degli impianti sciistici, Fugatti spiega che il Dpcm prevede “di costruire un protocollo e noi lo stiamo facendo con Veneto, Lombardia e altre regioni”, saranno naturalmente considerate tutte le norme di sicurezza.
L’ordinanza di Fugatti non prevede inoltre la Dad: “le scuole, comprese le superiori, saranno aperte in presenza”. Sarà inoltre garantito un potenziamento del trasporto pubblico locale.
Mentre il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, sottolinea come “la via altoatesina per combattere il dilagare del coronavirus è ancor più rigida di quella a livello statale”: “Abbiamo recepito quasi tutti i punti del Dpcm. Per vari aspetti siamo andati anche oltre”, spiega Kompatscher. “Abbiamo introdotto un coprifuoco dalle ore 23 alle ore 05.00, analogo a quello che vige in poche altre regioni italiane, ma non è contenuto nel nuovo Dpcm. Oltre al coprifuoco abbiamo anche delle misure che riguardano singoli comuni che vanno ben oltre il Dpcm: “Abbiamo disposto, inoltre, la chiusura domenicale di tutti i negozi, tranne le farmacie. Abbiamo previsto la chiusura anche il sabato dei centri commerciali e, oltre a questo, abbiamo adottato tutte le misure per quanto riguarda le attività dello sport, le manifestazioni di vario genere e quant’altro”. Per quanto riguarda bar e ristoranti, ai bar è consentita l’apertura fino alle 20, quindi hanno due ore di più: “però a partire dalle 18 è severamente vietata la consumazione di cibi e bevande in piedi. Si può solo consumare nei posti assegnati con non più di quattro persone al tavolo”. Per quanto riguarda teatri e cinema restano aperti, ma – spiega Kompatscher – “si tratta di pochissime manifestazioni”.
Il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, commenta le proteste violente, sottolineando che “bisogna essere vicini ai tanti piccoli, medi e grandi imprenditori che stanno subendo delle conseguenze drammatiche da queste ulteriori chiusure. Non credo che chi ieri sera ha fatto quei danni siano dei commercianti che vanno a spaccare delle vetrine ad altri commercianti, quindi bisognerà fare delle valutazioni sull’individuazione dei responsabili. La violenza va sempre condannata ma non bisogna neanche prenderla in considerazione. Sono modi di comportamento inaccettabili”.
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