AgenPress. “Oggi non è una buona giornata per la Giustizia italiana. Un tribunale tedesco ha respinto la domanda della sorella del giudice Falcone che ha denunciato la violazione dei magistrati Falcone e Borsellino: una pizzeria di Francoforte ha infatti scelto il loro nome per intitolare il locale – a parlare è la senatrice Fiammetta Modena di Forza Italia, membro della commissione giustizia di Palazzo Madama – .
Due mesi fa la Conferenza delle Parti sulla Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale riunita a Vienna, ha approvato all’unanimità da 190 Paesi una risoluzione che riconosce il contributo dato da Falcone alla lotta al crimine organizzato internazionale.
Un Tribunale tedesco scrive che Falcone ha operato principalmente in Italia e in Germania è noto solo a una cerchia ristretta di addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta la pizzeria”, e che inoltre, sono passati quasi 30 anni dalla morte di Falcone e il tema della lotta alla mafia non è più così sentito tra i cittadini.
Considerati i successi di Di Maio con i pescatori siciliani rapiti e non ancora tornati – dice ancora Fiammetta Modena – non ci aspettiamo molto, né da lui, né da Bonafede: certo è che perdere la memoria collettiva della lotta alla mafia in Europa non è un buon viatico per il Paese e il suo sistema giudiziario.
Non finiscono qui le “tegole”: sempre oggi il Consiglio dei Ministri d’Europa ha criticato l’Italia e chiesto notizie precise per l’inerzia dell’Italia di fronte ai problemi che impediscono il buon funzionamento del provvedimento per ottenere un risarcimento per l’eccessiva durata di un processo.
I problemi, indicati l’ultima volta da Strasburgo nel settembre del 2019, sono tre. Il primo riguarda le restrizioni sull’uso del rimedio Pinto introdotte nel 2012 (limite ai risarcimenti ed esclusione del rimedio per i processi durati fino a 6 anni). Gli altri due problemi riguardano l’inefficacia del rimedio per la durata dei processi amministrativi e l’impossibilità di usarlo per le inchieste preliminari troppo lunghe.
Forse – conclude l’esponente forzista – è il caso che Bonafede lasci i panni di capo delegazione dei 5 stelle e metta la testa su queste questioni, venendo a riferire in Commissione giustizia al Senato.