AgenPress – I vertici di Vivendi, il colosso francese delle telecomunicazioni, risultano indagati dalla Procura della Repubblica di Milano. Lo si evince “dall’avviso di chiusura indagini” dell’autorità giudiziaria, come riporta Il Corriere della Sera. Il fascicolo, aperto nel 2016 su denuncia del gruppo Mediaset, vede quindi iscritti il finanziere Vincent Bolloré e l’ad Arnaud de Puyfontaine per le ipotesi di reato di “manipolazione del mercato” (da 1 a 6 anni) e “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza” (da 2 a 8 anni).
La Procura di Milano, riporta una nota della Guardia di finanza, ha delegato il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria a procedere alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di Vincent Bolloré e Arnaud De Puyfontaine, in qualità di presidente del consiglio di sorveglianza e Presidente del comitato di gestione di Vivendi.
Le ipotesi di reato sono “manipolazione del mercato” e “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza”.
Nel dettaglio, spiega la nota, le indagini sono state eseguite dai finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e “hanno riguardato la scalata condotta da Vivendi sul titolo Mediaset, successiva al mancato adempimento degli accordi siglati tra i due gruppi” per l’acquisto della pay tv Mediaset Premium.
Le indagini erano iniziate nel 2016, dopo la denuncia dei legali della famiglia Berlusconi, proprietaria di Mediaset, per l’inadempimento dell’accordo sottoscritto con Vivendi, che prevedeva, appunto, l’acquisto di Premium.
Secondo la Procura milanese, il passo indietro dei francesi sarebbe stato quindi orchestrato per comprare in Borsa una partecipazione rilevante del capitale di Mediaset alterando i prezzi delle azioni, scese del 30% tra luglio e novembre 2016. L’ostacolo alla Consob, secondo quanto riporta il quotidiano, risulterebbe dalla mancata comunicazione dei rilevanti acquisti sul mercato di azioni Mediaset.
Bolloré, finanziere da 7 miliardi di dollari di patrimonio, insieme a de Puyfontaine, è accusato di aggiotaggio. In particolare, Bolloré viene accusato dai pm di aver ingannato il mercato “contestando pretestuosamente la veridicità dei dati dell’accordo dell’8 aprile 2016 tra Vivendi e Mediaset per l’acquisto di Mediaset Premium”, e poi di aver inviato in tre occasioni comunicazioni in cui ha “fatto credere che l’inadempimento contrattuale di Vivendi dipendesse da sottaciute mine finanziarie dentro Mediaset Premium”. Per la Procura era stato “programmato dall’inizio da Vivendi in funzione del reale intendimento dei francesi”, che non era comprare Mediaset Premium, ma “raggiungere in Mediaset una partecipazione almeno del 24,99%”.
L’altra accusa a Bolloré poggia “su tre informazioni celate all’autorità di vigilanza sulla Borsa” su “ingenti acquisti di azioni Mediaset” e su “abboccamenti” con Telecom Italia e Mediobanca.
L’avviso di chiusura indagini, come ripercorre Il Corriere della Sera, sul fronte penale, va a incrociarsi con le polemiche sulla norma “salva-Mediaset”, varata il 26 novembre dal governo Conte per bloccare le ”scalate” straniere in grado di determinare incroci tra tv e telecomunicazioni; con l’udienza al Tribunale civile di lunedì 14, prevista per lo scambio di memorie conclusionali nella causa in cui Mediaset invoca 3 miliardi di euro di risarcimento per il mancato rispetto da parte di Vivendi del contratto d’acquisto di Mediaset Premium; e, soprattutto, con l’udienza di mercoledì 16 dicembre al Tar-Tribunale amministrativo regionale sulla delibera dell’Agcom-Autorità garante delle comunicazioni, che ha congelato le quote di Vivendi in Mediaset dopo il successo giuridico di Vivendi il 3 settembre davanti alla Corte dell’Unione Europea.
Vincent Bollorè avrebbe posto in essere una condotta manipolativa anche sul titolo Premafin, propedeutica al buon esito dell’acquisizione da parte di Groupama di una partecipazione rilevante nella finanziaria. Lo ha reso noto la Guardia di Finanza che ha eseguito le notifiche su ordine della procura di Milano. Si tratta di un filone d’indagine mai emerso finora, avviato nel 2017 e poi riunito con quello principale sulla vicenda Mediaset.
Vivendi: “Stupefatti dalla fuga di notizie, da noi nessuna irregolarità” – Nessuna irregolarità nella vicenda Mediaset da parte di Vivendi che si dice anzi stupefatta dalla fuga delle notizie sulla chiusura delle indagini da parte della procura di Milano a carico di Vincent Bollorè e Arnaud de Puyfontaine, accusati di manipolazione del mercato e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. Lo comunica Vivendi in una nota in cui “nega formalmente qualsiasi irregolarità nella vicenda Mediaset”.