AgenPress. È stato depositato l’esposto della famiglia Regeni e del suo legale contro il governo italiano per la vendita di due fregate ad un regime come quello di Al Sisi che continua a macchiarsi di sangue.
Nonostante le indagini della procura abbiano portato ad individuare gli esecutori del rapimento e dell’uccisione di Giulio Regeni, avvenuta quasi 4 anni fa, i rapporti commerciali e diplomatici con l’Egitto continuano a restare intoccabili, business is business, cosa importa se si tratta di affari macchiati del sangue di Giulio, come di tante persone colpevoli unicamente di raccontare quanto avviene nel Paese.
La risoluzione con cui il 18 dicembre scorso il Parlamento europeo ha approvato una dura risoluzione nei confronti del regime egiziano per il mancato rispetto dei più elementari diritti umani, non è purtroppo il risultato di una spinta imposta dal governo italiano che finora è rimasto silente in sede UE.
In questi quattro anni, nessun governo italiano ha chiesto alla Commissione europea di pronunciarsi in materia o ha portato concretamente il tema nelle istituzioni Ue.
Il governo e l’Autorità nazionale per le esportazioni di armamenti (UAMA) hanno confermato la consegna all’Egitto di due fregate nonostante le proteste sollevatesi da più parti quando la notizia è diventata di pubblico dominio.
Una decisione mai sottoposta all’esame del Parlamento il cui parere, ai sensi della legge 185 del 1990 deve essere espresso quando si trattivi(?) siano esportazioni di armi verso “Paesi in stato di conflitto armato” o “responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”. Eccezioni sono possibili solo a seguito del «rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o di diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere».
Le due fregate hanno un valore stimato di circa 1,2 miliardi di euro. L’affare fa parte di una commessa ancora più ampia per un valore totale fra i 9 e gli 11 miliardi di euro.
Ci uniamo alla richiesta di ritiro dell’ambasciatore italiano al Cairo, nella speranza che anche altri paesi UE agiscano di conseguenza e che si sospendano gli accordi per la vendita di armamenti verso l’Egitto e chiediamo una revisione più restrittiva della legge 185 i cui cavilli permettono ancora di evitare quei “fastidiosi vincoli” connessi alle Convenzioni internazionali.
Marco Consolo, Resp. Area Esteri e pace
Gregorio Piccin, Resp. Dip. Pace