AgenPress. La Corte costituzionale con un’ultima e fondamentale decisione del 20 aprile scorso ha ampliato le possibilità delle regioni di adottare anche nelle aree protette misure di contenimento degli ungulati al fine di ricomporre squilibri ecologici e di salvaguardare la produzione agricola.
Con particolare riguardo alla legge della regione Toscana si individua, infatti, la centralità della previsione di uno specifico piano per il controllo degli ungulati che, in mancanza di attuazione ad opera dell’ente gestore del Parco, può essere rimesso all’attività della Giunta regionale in modo da far fronte ad eventuali situazioni di carenza di controllo.
La Corte riconosce, tra l’altro, come le ragioni che giustificano la competenza regionale siano da rintracciare non solo nella garanzia di conservazione dell’ambiente quanto della sua valorizzazione in chiave di integrazione con le attività di sviluppo economico e sociale.
Così che, nel momento in cui la popolazione abbia assunto dimensioni preoccupanti per le dimensioni preoccupanti per le attività agricole è legittimato l’intervento regionale in ragione tanto dell’inadempienza del parco relativamente all’attività di controllo quanto delle stesse ragioni di tutela degli equilibri ecologici sia all’interno che all’esterno dell’area protetta, dato che, altrimenti, le coltivazioni contigue non potrebbero essere protette dalle incursioni degli animali provenienti dalle suddette aree.
In sostanza, viene riconosciuto che le regioni possano predisporre strumenti programmatici e gestionali anche nelle aree protette con la partecipazione dei proprietari e conduttori dei fondi nei quali si attuano le misure in base al bilanciamento complessivo degli interessi ambientali ed economico sociali.