AgenPress. «Come possiamo non sorprenderci ogni volta? Come si può non rimanere basiti e indignati per quanto continua ad accadere sotto gli occhi distratti di una politica da troppo tempo impegnata in ben altri confronti?
Calci, pugni, sputi contro gli infermieri dell’ospedale di Pesaro. Nella giornata di giovedì sera, un giovane sotto l’effetto di droghe, si è scagliato contro il personale sanitario, trasformando in un incubo “la routine” di un pronto soccorso, “luogo sacro” dove il primo impegno di infermieri e medici è quello di prendersi cura dei malati.
In un reparto nevralgico e delicato come un pronto soccorso, nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di aggredire operatori sanitari nel pieno esercizio delle loro funzioni, mettendo a rischio prima di tutto l’incolumità dei malati, pregiudicando l’attenzione e l’opera di quei professionisti che si occupano di persone che necessitano di cure.
ll giovane si è scagliato contro il personale infermieristico ed il direttore della struttura, intervenuti per soccorrerlo. Il fatto è accaduto a ridosso del cambio turno del personale. Una volta entrato nei locali del Pronto Soccorso, dopo i primi accertamenti del caso, il ragazzo ha dato in escandescenze, insultando, graffiando e sputando all’infermiera, per poi aggredire un altro sanitario.
L’aggressione ha coinvolto cinque infermieri, di cui uno ha riportato un trauma alla spalla».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Certamente è da considerare un passo in avanti il fatto che nell’ambito della trattativa che stiamo portando avanti con l’Aran per il rinnovo del contratto della sanità, il tema delle aggressioni nei luoghi di lavoro dovrebbe diventare materia di contrattazione integrativa, perché questo dovrebbe creare le basi per richiamare le aziende alle loro responsabilità in tema di sicurezza del personale, obbligandole in qualche modo al confronto con i rappresentanti dei lavoratori.
Eppure tutto questo non può e non deve bastare. Le violenze perpetrate a danno degli operatori sanitari sono ormai all’ordine del giorno nelle aziende sanitarie italiane, e si consumano nella grave e vergognosa indifferenza di una politica che non interviene in maniera determinante.
Aspettiamo forse che accadano fatti irreversibili per correre ai ripari?»