AgenPress – “Noi, i ministri degli Esteri di Australia, Canada, Nuova Zelanda e Gb e il segretario di Stato Usa, prendendo atto dell’esito delle elezioni del Consiglio legislativo di Hong Kong, esprimiamo la nostra grave preoccupazione per l’erosione degli elementi democratici del sistema elettorale”, si legge in una nota congiunta di Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda che hanno espresso “grave preoccupazione” per le nuove regole elettorali sul rinnovo del parlamentino di Hong Kong che ieri ha visto l’affluenza crollare al 30,2%, al punto più basso di partecipazione dal ritorno dei territori sotto la sovranità cinese nel 1997.
La Cina ha annientato l’opposizione a Hong Kong dopo che le proteste di massa antigovernative e pro-democrazia, spesso violente, del 2019. Pechino, da allora ha imposto a giugno 2020 la legge sulla sicurezza nazionale e poi quella di riforma del sistema elettorale che stronca il dissenso a favore della comprovata lealtà dei candidati in modo da affidare la gestione della città soltanto ai ‘patrioti’. La prima elezione con le regole volute da Pechino hanno dato un esito scontato con la blindatura del Consiglio legislativo a favore del fronte pro-establishment.
“Questi cambiamenti hanno eliminato qualsiasi opposizione politica significativa. Rimaniamo inoltre seriamente preoccupati per il più ampio effetto raggelante della legge sulla sicurezza nazionale e le crescenti restrizioni alla libertà di parola e di riunione, che si stanno facendo sentire in tutta la società civile”.
I ministri parlano di “azioni che minano i diritti, le libertà e l’alto grado di autonomia di Hong Kong”. Un esempio ulteriore della prepotenza del Dragone, che sia su HK che su Taiwan sta mostrando aspirazioni chiaramente aggressive.
“Dal passaggio di consegne, i candidati con diverse opinioni politiche hanno contestato le elezioni a Hong Kong”, continua il documento.
“Le elezioni di ieri hanno invertito questa tendenza. La revisione del sistema elettorale di Hong Kong introdotta all’inizio di quest’anno ha ridotto il numero di seggi eletti direttamente e ha stabilito un nuovo processo di controllo per limitare severamente la scelta dei candidati sulla scheda elettorale. Questi cambiamenti hanno eliminato qualsiasi opposizione politica significativa.
Nel frattempo, molti dei politici dell’opposizione – in particolare la maggioranza del “NSL 47″ – rimangono in prigione in attesa di processo, con altri in esilio all’estero”. Si parla inoltre di “crescenti restrizioni alla libertà di parola e di riunione”. Le ONG, i sindacati e le organizzazioni per i diritti umani “che non supportano l’agenda del governo sono state costrette a sciogliersi o ad andarsene”, mentre la libertà dei media viene “ridotta a ritmo sostenuto”.