AgenPress. “Un dato disarmante quello che riguarda l’onda vasta di malcontento e disagi psicologici tra gli studenti. – a dirlo è Paolo Crepet, psichiatra, sociologo ed educatore che ha rilasciato un’intervista ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotto da Gianluca Fabi e Roberta Feliziani in cui ha parlato del disagio dei ragazzi e della fragilità di una generazione nei confronti anche della scuola.
“Personalmente – dice Crepet – ho sempre avuto un certo timore all’idea che si aprissero questi sportelli di aiuto psicologico negli istituti scolastici, perché sono scettico sul fatto di considerare tutte le figure coinvolte in grado di evidenziare le reali problematiche che quotidianamente emergono.
Considero questi numeri in percentuale dei “falsi positivi”, al primo momento di stanchezza il ragazzo cerca lo psicologo che gli certifichi di essere molto stressato.
Il problema degli adolescenti e dei bambini oggi è che hanno dei genitori più giovani, più adolescenti, più paturniati dei propri figli. E per questo motivo siamo di fronte a un vero e proprio “marketing della depressione” che si sviluppa a forza di compatirci.”
“È necessario considerare una categoria molto vasta, i ragazzi e le ragazze che non hanno voglia di studiare – continua Crepet. L’ipotesi che io mi farei da genitore è chiedermi perché mio figlio non studia, prima di decretarne il fallimento psicologico.
Io stesso ho ceduto tante volte durante la scuola, ho preso tantissime insufficienze e per fortuna non c’erano gli psicologi. Avevo solo dei genitori che invece che compatirmi mi hanno spronato. Smettiamola di tutelarli nei modi peggiori e di pensare che andare a scuola sia un modo per parcheggiare i figli in un diplomificio.
A valle di tutto questo c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. La scuola è fallita.
Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla – conclude lo psichiatra.