AgenPress. “Il ritrovamento del corpo di Andrea Papi nei boschi del Trentino ha destato sconcerto e dolore in tutta Italia. Sin da subito, questi sentimenti che pervadono l’opinione pubblica hanno lasciato il passo alla rabbia; o meglio, hanno scatenato una reazione dura, impulsiva e incomprensibile da parte di alcuni – afferma il Responsabile Nazionale Aree Protette di FareAmbiente Sacha De Giovanni – .
La nostra associazione, prosegue, è da sempre impegnata nella salvaguardia della fauna, in ossequio alle recenti modifiche costituzionali in materia ambientale e alle tutele delle specie protette, come nel caso degli orsi. Al contempo, Fare Ambiente promuove una visione ambientalista non ideologica nella misura in cui l’uomo eserciti il suo primato sull’ambiente nel pieno rispetto degli equilibri naturali e, più in generale, dello sviluppo socio-economico.
Tuttavia, ciò premesso, non possiamo sottrarci dall’esprimere alcune considerazioni riguardo all’adozione di alcuni provvedimenti sull’aggressione dell’orsa Jj4 dettati, a nostro avviso, da un approccio di tipo antropocentrico in senso assoluto”.
“Tutti ricorderanno i momenti successivi alla notizia diramata dagli organi di informazione e delle possibili ricostruzioni in merito all’attacco dell’orsa – prosegue la Coordinatrice Nazionale di FareAmbiente Emanuela Barbati -.
Quanto appurato successivamente in seguito alla cattura del plantigrado, cioè la scoperta dei tre cuccioli, deve far riaccendere il dibattito sul rapporto uomo-ambiente e ricondurre ad una maggiore prudenza le istituzioni coinvolte. A tal fine ci preme aggiungere alcune riflessioni rispetto ai fatti; innanzitutto, la sorte dei cuccioli e la loro sopravvivenza senza la protezione di mamma orsa. In secondo luogo – e certamente trattasi di questione non meno rilevante – sottolineiamo la specifica tutela giuridica della specie e, in modo altrettanto dirimente, la mancanza di pericoli per la popolazione trentina vista la detenzione di JJ4. Quale potrebbe essere allora la soluzione? Secondo noi occorre rafforzare i protocolli di gestione e, data la disponibilità di alcune associazioni, valutare il ricovero del plantigrado presso strutture attrezzate senza alcun onere per lo Stato”.
“La nostra associazione – concludono – si unisce al cordoglio espresso ai familiari della vittima e si rende disponibile nei confronti delle autorità per la ricerca di soluzioni alternative all’abbattimento”.