Dichiarazione del Portavoce dell’UNICEF Italia Andrea Iacomini
AgenPress. “A Lampedusa sono ore critiche, l’incremento di arrivi via mare negli ultimi giorni sta ponendo nuove sfide e richiede ulteriori sforzi al sistema delicato di soccorso e di accoglienza.
Negli ultimi giorni abbiamo visto superare i 100 sbarchi in 24 ore, in hotspot sono state presenti fino ad oltre 7000 persone, con altrettante in banchina in attesa di sbarcare, numeri alti per l’isola che rendono difficile l’ordinaria gestione delle operazioni e nel centro.
I nostri team sul posto raccontano di persone fortemente provate dal viaggio e anche dalle attese e dalla confusione inevitabile creata dal sovraffollamento. Tanti anche i minori sbarcati in queste ore, persone sopravvissute a condizioni di sfruttamento e violenza, altre con vulnerabilità specifiche, tutti hanno bisogno di assistenza immediata, di una risposta ai bisogni di base, un posto dove riposare, vestiti asciutti, supporto psicologico.
L’UNICEF riconosce gli sforzi che stanno compiendo in queste ore tutti gli attori coinvolti, la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza, attive in mare con le motovedette e impegnate nelle difficilissime operazioni di salvataggio, ma anche le istituzioni e la Croce Rossa Italiana, ente gestore dell’hotspot. Anche l’UNICEF è presente insieme a UNHCR e OIM, al partner operativo Save the Children e alle altre organizzazioni, attraverso un’attività difficilissima da mandare avanti in queste condizioni. Vogliamo inoltre riconoscere la vicinanza che tanti Lampedusani stanno mostrando nei confronti delle persone che arrivano.
In questa fase i nostri team operativi sul campo continuano a seguire sul posto e a fare seguito con segnalazione dei casi più vulnerabili, restiamo in contatto costante con gli uffici locali e centrali a supporto delle operazioni in corso. E’ molto importante dopo il salvataggio ed il trasferimento da Lampedusa, garantire a ogni minore straniero non accompagnato condizioni di accoglienza adeguate.
Restano necessari meccanismi coordinati di ricerca e soccorso, ma anche una maggiore solidarietà europea verso i Paesi di primo approdo”.