AgenPress – “Non siamo disponibili a nulla se parliamo di parole al vento. Io sono abituato a discutere di cosa si vuol fare. Questo è il Governo che parla di autonomia – sottolinea – e che sta invece centralizzando tutte le decisioni a Roma senza confronto con gli enti locali. Quelle sui Cpr al momento sono parole al vento. Per me di Cpr non se ne parla assolutamente”.
Lo ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini a Radio24 rispondendo a una domanda sulla disponibilità della Regione a ospitare un Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) per i migranti.
La rete dei Centri di permanenza per il rimpatrio – al momento sono 9 per soli 493 ospiti complessivi poiché il decimo, a Torino, è chiuso – sarà potenziata dal Genio militare che realizzerà nuove strutture in località “a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili”, senza creare “ulteriore disagio e insicurezza nelle città italiane”. Sono le due misure concordate lunedì 18 settembre in Consiglio dei ministri e che finiranno nel decreto Sud che non era stato ancora bollinato.
“Non darò l’ok a nessun Cpr in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani perché il problema dell’immigrazione è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori”, ha detto il governatore toscano Eugenio Giani che si chiede: “Cosa c’entra il Cpr come risposta ai flussi emergenziali? Se arrivano questi immigrati con i tormenti, le violenze e le sofferenze che hanno subito la risposta che dai è “faccio i Cpr” cioè luoghi per buttarli fuori? Prima rispondi a come integrarli e accoglierli, dar lor da mangiare e dormire. Poi parli anche di quei casi isolati nei quali poter prevedere la lunghissima procedura di rimpatrio”.
Il governo ha dato mandato al ministero della Difesa di realizzare le strutture nel più breve tempo possibile. Potranno essere caserme, aree militari dismesse o altri edifici che dovranno essere ristrutturati dai genieri militari. E sarà un Dpcm ad individuare i criteri del piano con i nuovi centri.
L’ultima finanziaria ha stanziato 42,5 milioni di euro per i prossimi tre anni proprio per l’ampliamento della rete. L’obiettivo di un Centro in ogni regione non è nuovo: diversi governi ci hanno provato in precedenza senza riuscirci. Per l’opposizione dei territori, ma anche per le difficoltà di gestione delle strutture, spesso vandalizzate dagli ospiti.