AgenPress – Il consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto sicurezza abbastanza corposo con tantissime novità in diversi ambiti. Provvedimenti studiati dai ministeri dell’Interno, della Giustizia e della Difesa insieme anche ai rappresentanti del personale di Forze Armate, Forze di Polizia e Vigili del Fuoco.
Tra le più importanti: più tutele per le Forze dell’ordine oggetto di violenza o lesioni, l’introduzione di un nuovo reato per punire chi partecipa e/o organizza rivolte nelle carceri, il contrasto alle occupazioni abusive con procedure ‘lampo’ per la liberazione degli immobili, la stretta alle truffe nei confronti degli anziani, misure specifiche anti-borseggio e anti-accattonaggio dei minori.
È introdotto un aggravamento di pena nei casi in cui i reati di violenza, minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale siano commessi contro agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria. Previsto anche un aggravamento di pena per le lesioni cagionate nei loro confronti. È aumentata la pena per chi imbratta beni mobili o immobili in uso alle Forze di polizia o ad altri soggetti pubblici, se il fatto è commesso con la finalità di ledere il prestigio o il decoro dell’istituzione.
Gli agenti di pubblica sicurezza, già autorizzati al porto di un’arma da fuoco di servizio, possono detenere un’arma da fuoco privata, diversa da quella di ordinanza, senza ulteriore licenza. Norma molto attesa dal comparto e che consentirà, ad esempio, agli agenti di avere fuori dal servizio un’arma più leggera al posto di quella d’ordinanza, di solito molto più pesante.
Inasprimento delle pene nei confronti di chi aggredisce un appartenente alle forze dell’ordine. Si va dalla reclusione da 2 a 5 anni per chi cagiona lesioni personali a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni. In caso di lesioni gravi o gravissime la reclusione parte da 4 a 10 anni e da 8 a 16 anni. Aumentata la pena anche per chi imbratta beni mobili o immobili in uso alle Forze di polizia o ad altri soggetti pubblici, se il fatto è commesso con la finalità di ledere il prestigio o il decoro dell’istituzione. Si va dalla reclusione da sei mesi a 1 anno e sei mesi e della multa da 1.000 a 3.000 euro. In caso di recidiva si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e la multa fino a 12.000 euro