Conte e la “questione morale” di Meloni. E’ evidente che nel premier e nei suoi sodali  prevale una logica corporativa di difesa reciproca

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AgenPress – “Il problema si pone per ministri e sottosegretari, da Delmastro a Sgarbi, da Santanchè a Lollobrigida: si sono resi responsabili di comportamenti che al di là delle vicende giudiziarie, che vanno tenute separate dalle questioni di opportunità politica impongono un intervento deciso alla presidente del Consiglio per rispettare il principio di disciplina e onore prescritto a chi ricopre un ruolo istituzionale dall’articolo 54 della Costituzione”.
Giuseppe Conte in una intervista a La Stampa, torna a porre a Giorgia Meloni una questione morale che, secondo il presidente del Movimento 5 stelle, è ineludibile. E lo fa a partire dalla vicenda del Capodanno con sparo di Rosazza, in provincia di Biella, sulla quale ancora nulla è stato spiegato.
“Avevamo previsto che sarebbe stato facile accantonare Pozzolo, un semplice deputato che non ha alcun incarico di governo, ma non basta”.
“Mi sembra evidente che in Meloni e nei suoi sodali  prevalga una logica corporativa di difesa reciproca, che va a discapito del decoro e del prestigio delle istituzioni”.
Il nuovo Patto di stabilità “è la questione cruciale. Un patto che Francia e Germania ci hanno rifilato senza che Meloni abbia avuto il coraggio di combattere una battaglia vera. Ma di cosa è soddisfatta? Se consideriamo solo il finanziamento del taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef arriviamo a una manovra correttiva per il solo 2024 che si aggira intorno a 30 miliardi. “Una volta arrivata a Chigi” Meloni “si è rivelata supina nei confronti di Bruxelles e succube nei confronti di Washington.
Alla domanda che secondo Meloni anche il Movimento è sempre stato assolutorio con i suoi indagati, come Raggi e Appendino.
“Né Raggi né Appendino hanno mai disonorato gli incarichi rivestiti. Anzi. Chi cerca di fare di tutta l’erba un fascio mira a fare confusione. Bisogna discernere i singoli comportamenti e tenere conto che esiste una responsabilità politica ai sensi dell’art. 54 della Costituzione. Ministri e sottosegretari hanno incarichi pubblici, che è cosa diversa dal partito, che è un’associazione di diritto privato che risponde ai suoi iscritti e ai suoi sostenitori. Nel caso di Meloni, aggiungo, un’associazione gestita in modo familistico. Ai vari Delmastro, Santanchè, Sgarbi può affidare incarichi nel partito, se ritiene, ma non puo pensare di gestire istituzioni pubbliche come un affare privato. Ma poi c’è un problema politico anche più generale”.
“Il problema preoccupante della forte contaminazione tra politica e affari su cui Meloni appare sorda. Renzi che con Carrai fa affari in giro per il mondo mettendosi a servizio dei regimi autarchici arabi. Gasparri che tace il suo incarico di presidente-procacciatore di affari con aziende di Stato per una holding che opera nella cybersecurity. Il gruppo Verdini che torna prepotentemente alla ribalta e inquina gli appalti di Anas. Per non parlare dei chiarimenti che dovrebbe Sgarbi sul suo giro di affari e consulenze”.
Riguardo al Mes “rischia di essere uno strumento di distrazione a cui ci siamo sempre dichiarati contrari in quanto meccanismo obsoleto. Il nostro voto è coerente rispetto agli obiettivi dichiarati in Parlamento e mai raggiunti da Meloni: serviva una nuova logica complessiva, che comprendesse anche una revisione profonda del Patto di stabilità. Non c’è stato nulla di tutto questo. La premier, invece di tentare di chiamarci in causa mentendo, cosa di cui risponderà davanti al giurì d’onore della Camera, dovrebbe scusarsi con gli italiani per aver contribuito a introdurre il Mes con un disegno di legge quando era al governo con Berlusconi nel 2011”.
Riguardo al Patto di stabilità, per Conte “è la questione cruciale. Un patto che Francia e Germania ci hanno rifilato senza che Meloni abbia avuto il coraggio di combattere una battaglia vera. Del resto lei stessa ha ammesso che questo non è il Patto che avrebbe voluto, salvo poi dire che a condizioni date è soddisfatta. Ma di cosa è soddisfatta? Della manovra correttiva che dovrà fare nel 2024? Chiaramente dopo che gli italiani avranno votato alle Europee? Dei 12 miliardi di tagli che dovremo fare ogni anno? Se consideriamo solo il finanziamento del taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef arriviamo a una manovra correttiva per il solo 2024 che si aggira intorno a 30 miliardi”.
“Le bugie dette in conferenza stampa hanno una radice chiara: Meloni ha preso voti sfruttando il suo ruolo di opposizione a tutto e tutti, mostrandosi forte, coraggiosa, aggressiva. Ma una volta arrivata a Chigi si è rivelata supina nei confronti di Bruxelles e succube nei confronti di Washington. Questo euro-atlantismo acritico fa impallidire il confronto con i nostri peggiori governi tecnici. Lei stessa soffre questo tradimento politico, le provoca un corto circuito mentale cui cerca di sopperire con la comunicazione, mischiando realtà e falsità”.
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