AgenPress. Abbiamo scelto cinque grandi priorità di intervento: istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua ed energia. Abbiamo individuato, per iniziare, alcune Nazioni africane, suddivise nel quadrante subsahariano e in quello nordafricano, con l’obiettivo di estendere progressivamente questa iniziativa seguendo una logica incrementale.
Ma non si tratta di un Piano concepito come una scatola chiusa, da imporre e calare dall’alto, come, dobbiamo dire, è stato a volte fatto in passato, perché anche il metodo deve essere nuovo. Così Il Piano è pensato come una piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con le Nazioni africane, sia nella fase di definizione sia in quella di attuazione dei singoli progetti.
La condivisone è uno dei principi cardine del Piano Mattei e, in questa cornice, i lavori di questo Vertice saranno determinanti per arricchire il percorso. Per questo abbiamo voluto strutturare il programma dei lavori di questa giornata su cinque sessioni tematiche, che ricalcano le direttrici principali di questa nostra iniziativa.
Quali sono i progetti pilota sui quali stiamo lavorando? Io mi limiterò a citarne alcuni, suddivisi nelle varie aree di intervento, perché sarebbe impossibile descriverli uno ad uno.
Parto dal pilastro istruzione e formazione professionale, che è decisivo perché qualsiasi investimento, per portare ricchezza, ha bisogno di generare lavoro, e quel lavoro necessita di una adeguata istruzione e di una adeguata formazione. Per costruire ponti, ferrovie, impianti fotovoltaici, strade, scuole, ospedali, occorrono competenze e occorre la formazione ai fini di quella competenza. Penso ad esempio al Marocco, dove puntiamo a realizzare un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili.
Ma abbiamo anche in programma di rafforzare i legami tra il sistema scolastico italiano e quelli delle Nazioni africane. Penso alla riqualificazione infrastrutturale delle scuole, come faremo già nel 2024 in Tunisia, alla formazione e all’aggiornamento dei docenti e agli scambi di studenti e insegnanti tra le nostre Nazioni.
Il Piano Mattei dedicherà poi uno specifico capitolo alla salute. Qui la prima Nazione alla quale vogliamo rivolgerci è la Costa d’Avorio, dove il nostro obiettivo è migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari, con un’attenzione particolare ai più piccoli, alle loro mamme e alle persone più fragili.
Altro settore d’intervento sarà l’agricoltura perché se è vero che l’Africa detiene il 60% delle terre coltivabili, e che quelle terre sono spesso purtroppo inutilizzate, noi dobbiamo fare in modo che la tecnologia contribuisca a renderle coltivabili perché possano dare frutti. E dico di più. Non siamo impegnati solamente sulla “food security”, ma anche sulla “food safety”. Cioè la sfida che vogliamo centrare non è solo garantire cibo per tutti, ma garantire cibo di qualità per tutti. Ed è fondamentale in questo il ruolo della ricerca, ma come ho già detto, non credo che quella ricerca debba servire per produrre cibo in laboratorio e andare, magari, verso un mondo nel quale chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e chi è povero si potrà permettere solo quello sintetico, con effetti sulla salute che non possiamo prevedere. Non è questo il mondo che vogliamo costruire.
l mondo che vogliamo è un mondo nel quale viene mantenuto il legame millenario tra uomo e terra e la ricerca aiuta ad ottimizzare quel legame, garantendo colture sempre più resistenti, tecniche di coltivazione sempre più moderne, e capaci di migliorare la qualità e la quantità delle produzioni.
Così come dobbiamo cogliere le opportunità che ci offrono le tecnologie, in termini di osservazione terrestre e raccolta dei dati per fornire quante più informazioni utili possibili sull’andamento della deforestazione, sugli sprechi dell’acqua, sullo stato di salute delle colture. A questo riguardo intendiamo avviare ad esempio in Algeria un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Mozambico siamo impegnati a costruire un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali.
Ancora, in Egitto prevediamo di sostenere, in un’area a 200 km da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione, oltre ovviamente ad accompagnare la formazione professionale.
Ma penso anche al progetto già avviato in Tunisia, dove stiamo lavorando per potenziare le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di otto mila ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare.
Perché vogliamo offrire il nostro contributo anche per migliorare la gestione e l’accesso all’acqua, risorsa sempre più scarsa la cui mancanza è uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflitti e migrazione. Su questo fronte cito brevemente altri due progetti pilota: il primo nella Repubblica del Congo, dove intendiamo impegnarci nella costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell’acqua soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile; il secondo in Etiopia, dove vogliamo avviare il recupero ambientale di alcune aree e portare avanti interventi di risanamento delle acque, anche attraverso la formazione e il sostegno tecnico alle Università locali.
E veniamo all’ultimo pilastro, certamente non ultimo per importanza del Piano Mattei, ovvero quello dedicato al nesso clima-energia e alle infrastrutture collegate.
Noi siamo sempre stati convinti che l’Italia abbia tutte le carte in regola per diventare l’hub naturale di approvvigionamento energetico per l’intera Europa. È un obiettivo che possiamo raggiungere se usiamo l’energia come chiave di sviluppo per tutti.