Poche nascite e infertilità: gli studi sulle cellule staminali

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Utilizzo di cellule staminali derivate dal cordone ombelicale per il trattamento dell’infertilità dovuta a insufficienza ovarica prematura


AgenPress. In Italia il problema della natalità è un tema sempre più sentito. Da una parte si attende a fare figli, dall’altra molte coppie sono, per natura, impossibilitate ad averli. L’infertilità, infatti, è un problema che riguarda il 15-20% delle coppie italiane. Un record negativo se si guarda alla media mondiale che si attesta intorno al 10-12%, e soprattutto un dato che secondo l’Istituto Superiore di Sanità è in crescita. Per cercare di contrastare questa tendenza i ricercatori stanno testando l’utilizzo di cellule staminali derivate dal cordone ombelicale per il trattamento dell’infertilità.

Il sangue al suo interno, infatti, è ricco di cellule staminali emopoietiche, che rappresentano una terapia salvavita per circa 70 patologie. I trapianti di staminali riguardano sia alcune forme di anemie e talassemie, sia tumori come leucemie, linfomi e mielomi. “Si tratta di cellule in grado di dare origine a tutte le altre cellule del sangue, capaci di generare e rinnovare i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Dunque, non essendo ancora specializzate, sono capaci di differenziarsi in uno dei molti tipi di cellule diverse presenti nel nostro corpo, come un neurone o una cellula della pelle” spiega il Prof. Luca Pierelli del Dipartimento di Medicina Sperimentale Sapienza Roma

Il tasso di natalità in Italia è sempre più basso, sottolinea l’ultima ricerca Istat. Nel 2023 si è assestato a 6,4 bambini ogni mille abitanti (contro il 6,7 nel 2022) con un totale di 379 mila nascite. Ovvero 1,20 figli per donna, una media che si avvicina molto a quella del 1995 quando si registrò il minimo storico con 1,19 figli per donna. Di questo passo, secondo l’Istat, nel 2050 avremo 5 milioni di abitanti in meno.

Secondo recenti ricerche, la conservazione di cellule staminali da cordone ombelicale può aiutare a contrastare l’infertilità permettendo di avere un altro figlio senza ricorrere a tecniche alternative. L’articolo pubblicato sul National Library of Medicine dal titolo “Cellule staminali mesenchimali derivate dal cordone ombelicale per il trattamento dell’infertilità dovuta a insufficienza ovarica prematura” e firmato dalle ricercatrici Kritika Garg e Sarju Zilate, si tratta di “un approccio efficace per il trattamento della sterilità, come dimostrato da numerosi studi condotti sulla terapia con cellule staminali”. In particolare, spiegano come le cellule staminali mesenchimali provenienti dal cordone ombelicale hanno capacità di autoriparazione e rigenerazione, nonché la capacità di migliorare la funzione delle ovaie, aumentando il numero di follicoli, i livelli di ormone sessuale, e diminuendo il tasso di apoptosi delle cellule della granulosa.

Le cause di questo calo della natalità sono varie. Dipendono sia dalla contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile in età riproduttiva, che ora equivale a 11,5 milioni (contro i 13,4 milioni di dieci anni fa), e della maschile passata da 13,5 milioni nel 2014 a 12 milioni a gennaio 2024.

Non solo, è in aumento anche la tendenza di posticipare la nascita del primo figlio, l’età media oggi è superiore ai 32 anni per le donne e a 35,8 per gli uomini, i cosiddetti “papà tardivi”. Anche a causa di questo, la percentuale di donne che ricorrono alla procreazione assistita è salita al 48%. In vent’anni, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, sono nati grazie a questo metodo 217 mila bambini.

Alla luce di questi dati, risulta evidente come il momento della gravidanza sia diventato un periodo sempre più importante e delicato, ogni gravidanza è preziosa e conservare le cellule staminali è una forma di prevenzione concreta per il futuro.

“Tutelare il proprio patrimonio genetico – spiega Luana Piroli Direttore generale e della raccolta di In Scientia Fides – è una forma di prevenzione sul futuro per tutta la famiglia. Ad oggi le cellule staminali cordonali sono utili per oltre 70 patologie, e come dimostrano gli studi in corso, anche in caso di infertilità dovuta a insufficienza ovarica prematura. Ogni gravidanza, soprattutto in questo momento storico, è un bene prezioso per la collettività e va tutelato e preservato. È importante che le famiglie siano correttamente informate sulle loro opzioni e possano scegliere”.

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