Aggressioni ai sanitari: le istituzioni devono farsi delle domande

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AgenPress. FVM si unisce al coro di proteste contro le aggressioni al personale sanitario che aumentano quotidianamente.

Dinanzi all’avanzare di una ondata di malcontento generale nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale, le istituzioni devono farsi delle domande.

Una però la poniamo noi: al netto dei comportamenti violenti e criminali, pensa il Governo, con le Regioni, che – per sedare il malcontento degli italiani – si possa militarizzare una sanità pubblica sotto finanziata, con una enorme carenza di personale, disorganizzata e demotivata che non riesce più a garantire cure adeguate a chi ne ha bisogno?

E pensano il Governo e le Regioni che ci sia solo il problema delle aggressioni fisiche e verbali nelle strutture delle aziende ospedaliere e nei Pronti soccorso che sono indubbiamente l’unico porto dove si rifugia chi non può pagarsi una sanità privata?

Questa è la punta dell’iceberg. Sommerso c’è un sordo malcontento e un disagio sempre più grave perché non avere risposte quando la salute dei nostri cari è compromessa mette in moto reazioni imprevedibili, anche su vasta scala.

E su questo disagio, su queste insoddisfazioni croniche si deve saldare l’alleanza razionale e costruttiva tra tutte le forze e tutte le rappresentanze di chi la sanità la chiede e di chi la sanità la produce ogni giorno.

Ma c’è anche altro. Molti operatori sanitari: medici, veterinari, tecnici della prevenzione, operatori dell’emergenza urgenza e delle guardie mediche sono esposti ogni singolo giorno sia alle reazioni dell’utenza, sia alle reazioni dei soggetti sottoposti alle funzioni di controllo delle Autorità competenti (Medici del lavoro, Igienisti, Veterinari di sanità animale e ispettori della sicurezza alimentare), perché nel paese serpeggia il disprezzo delle istituzioni, delle regole, del fisco, della scuola, del welfare, che sono il bersaglio su cui si sviluppano le propagande politiche che lisciano il pelo agli egoismi e il sostanziale scontro tra un’Italia solidale e un’Italia dei furbi.

È palese, ad esempio, il rischio che corre tutta la filiera agro zootecnico alimentare, vanto dell’economia italiana e del governo, a causa della diffusione di malattie infettive animali come la Peste suina Africana e la Bluetongue, senza trascurare l’Afta Epizootica appena arrivata in Turchia.

Sono patologie gravissime che possono decimare i nostri allevamenti e la nostra filiera agro-zootecnico-alimentare,

I livelli decisionali, tuttavia, non riescono a capire che tale filiera deve essere protetta da queste e altre malattie animali con la dovuta efficacia e tempestività.

Per farlo e dare concretezza alla politica di promozione del Made in Italy del Ministero dell’agricoltura, occorre avere servizi veterinari efficienti e adeguati, in grado di applicare le misure di vigilanza, controllo e repressione che chiedono le istituzioni internazionali per consentirci aperture sui mercati globali.

Ma i controlli dei veterinari pubblici sono sempre più spesso mal accolti, se non rifiutati o respinti dagli operatori, e per garantire che la catena di biosicurezza tenga occorre che gli operatori sanitari, in particolare i medici veterinari, escano dalla logica del risparmio che li costringe ad agire da soli e possano agire sul territorio ove esercitano le funzioni di controllo per conto dello Stato in équipe ben strutturate per evitare ritorsioni durante l’esecuzione degli atti ispettivi.

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