Con Papa Leone XIV finalmente si torna alla Tradizione della fede oltre la ragione

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AgenPress. Finalmente si ritorna alla Tradizione. Un pontificato che guarda con molta attenzione alla Tradizione della chiesa apostolica è un riferimento nel cuore delle Genti. Un modello che in questi anni si era smarrito nella confusione “gesuitica”. Papa Leone XIV ha avuto immediatamente il coraggio della fede superando la visione del “progressismo” e dell’abuso innovante del Concilio Vaticano II.
Perché dico questo? Perché la Chiesa non può guardare soltanto al cambiamento delle società affidandosi alle società del cambiamento e adeguarsi. Non può assolutamente. Non può adeguarsi e tanto meno può innovare un pensiero ontologico che nasce con San Paolo. Spesso di è dimenticato che la Chiesa nasce con San Paolo e non con Sam Pietro.
La “pietra” pietrina è soltanto una metafora metafisica e non ontologica e profondamente spirituale. Essere Tradizione è mantenere fede alla Fede in Cristo e non a una dottrina sociale. Certo, le innovazioni sono fondamentali ma questo non significa che occorre adeguare la cristianità a una spaginazione della famiglia naturale, ai Comandamenti (a intrecciare l’antico testamento al Vangelo e alle Lettere), al superamento dell’uomo come Essere spirituale e alla Carità come Unità della Chiesa nella fede e nei valori che fanno della cattolicità proprio la testimonianza del Vangelo.
Nel corso di questi anni abbiamo assistito, non tanto da parte di Papa Francesco ma dalla complessità delle voci del pontificato, a una contraddizioni di fondo tra la Parola di Paolo e gli indirizzi ecumenici. Ci sono questioni aperte. Lo aveva ben espresso Benedetto XVI nelle sue Encicliche sul senso della Tradizione del messaggio evangelico. Leone XIV ritorna appunto a San Paolo e lo fa con gli “strumenti” agostiniani della Fede: “Nessuno più sociale dell’uomo per natura, nessuno più antisociale per vizio” Agostino in “De civ. Dei” 12, 28. 1).
Un concetto forte che smantella la dottrina del progresso. La Fede non è progresso e tanto meno mera innovazione. Mi sembra che sia un fatto certo. La Chiesa non deve aprirsi. Deve accogliere. La Chiesa non deve emanciparsi. Deve offrire. La Chiesa non deve essere remissiva davanti a chi si distacca da Paolo. Deve essere rigorosa.
Questo significa che non può essere trasgressiva nei punti fondamentali del Credo biblico. Agostino come Paolo sono veri perché hanno vissuto la conversione nel Cristo umano e nel Cristo divino. Superare la ragione.
Questo è il messaggio che sradica il dubbio. “Gli uomini sono troppo deboli per trovare la verità con la sola ragione” (è l’Agostino delle “Confessione” 6, 5, 8). Non basta la sola ragione. In linea con Benedetto XVI la voce di Leone XIV è un viaggio in Cristo. Nel Cristo vero. Dall’Essere e tempo  al tempo e il dubbio non c’è solo una teologica ma una mistica che pone al centro l’Essere Dio e l’uomo ontologico. Molto lontano dal “…chi sono io per poter giudicare…”. L’Essere non si confronta con il nulla. Perché? È sempre Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”.
Pierfranco Bruni 
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