Barbara Hary: “Vittorio Sgarbi sta male. E non è vero che sta guarendo. Bisogna far subito qualcosa per salvarlo”

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“SOLO ELISABETTA SGARBI PUÒ SALVARE VITTORIO NON GLI PERMETTONO DI VEDERE NESSUNO”


AgenPress.  Vittorio Sgarbi? «Sta male. Sta molto male. E non è vero che sta guarendo. Bisogna far subito qualcosa per salvarlo». Lei è Barbara Hary, laurea in scienze medievali, famiglia dell’aristocrazia biellese di antica tradizione, e mamma di Evelina, la figlia avuta da Vittorio. Adesso soprattutto mamma. «Mia figlia è così angosciata per questa storia. Lo siamo tutti».

Davvero Vittorio non sta un po’ meglio? Sono uscite anche le immagini di lui che si reca al voto…
«Assolutamente no. Guardi, l’altro giorno doveva andare ad Arpino, per l’inaugurazione di una via, l’ennesimo appuntamento emblematico per dimostrare al pubblico, alle tv e ai giornali che sta cominciando a riprendersi. Solo che l’hanno aspettato tutti inutilmente. Nessuno ha potuto vederlo. Semplicemente perché non ce la fa».

E le foto?
«Le foto? Ma si vede benissimo che è stravolto, in uno stato pietoso. In un altro scatto che ha mia figlia, mai pubblicato dai giornali, fatto durante l’intervista di Cazzullo, lui sembra addirittura, non so… uno spettro».

Lei l’ha mai visto?
«Da quando è malato?».
Sì.
«No. Prima sì, accompagnavo Evelina, e capitava spesso.
Dal 2024, questi incontri hanno cominciato a diradarsi.
Mia figlia l’ha visto a settembre. Mi ha detto: mamma, vedessi com’è dimagrito. Fa impressione. Lui aveva già cominciato questo deperimento organico allora. Poi, a ottobre e novembre, si sono incontrati a Milano e Ferrara. Vittorio è stato male durante una presentazione, e lì hanno cominciato a tagliarla fuori. Tu vai via, noi lo portiamo a Lugano.
Evelina l’ha cercato a Natale, a Capodanno. Ma niente, perché c’è chi gestisce per lui le chiamate, a chi rispondere e a chi no. Poi veniamo a sapere che è ricoverato al Gemelli».

A marzo?
«Sì, a marzo. E allora si precipita in ospedale. È rimasta choccata. Mi ha mandato dei messaggi, con una foto. Agghiacciante. Pesava 47 chili, e prima era 95. Irriconoscibile. Mi ha scritto: sicuramente morirà, messo com’è. Non parla con nessuno, è in stato comatoso. Sembra un uomo di 100 anni. Ha chiesto alla sua compagna, Sabrina Colle, come sia potuta succedere una cosa così, non sarebbe meglio portarlo in una clinica specializzata? Lei le ha detto: non voleva mangiare. Poi ha aggiunto: questa situazione è segretissima, a te e tua madre non deve scappare niente. E da allora Evelina non ha più potuto vederlo».

Da quel momento, quindi, nessun contatto diretto?
«Abbiamo chiamato un dirigente del Gemelli per conoscere le sue reali condizioni. Ci hanno risposto che l’unica persona che può essere informata è la signora Colle. Per questo ci siamo rivolte a un avvocato per chiedere l’amministratore di sostegno. Hanno coperto di fango mia figlia, le hanno attribuito persino la responsabilità di un eventuale “colpo fatale”, ma lei voleva solo fare chiarezza. Nessuna richiesta di interdizione, come ha buttato lì qualche opinionista della domenica. Non chiediamo un tutore. L’unica cosa sicura è che lui sta sempre male, e che non se ne esce se non si fa qualcosa. Vittorio ha molte patologie oltre a questa feroce depressione e temo il peggio. Ho paura che non abbia ricevuto adeguate attenzioni e poi sono convinta che stare rinchiuso nella casa di Roma non gli sia affatto di giovamento».

Davvero l’unica soluzione sarebbe quella dell’amministratore di sostegno?
«Lo ripeto. Noi vogliamo solo fare chiarezza. Pensiamo alla salute di Vittorio, che è la cosa più importante. È per questo che mi verrebbe da fare un appello accorato a Elisabetta».

Sua sorella?
«Sì. Mi rivolgo a lei, pregandola di trasferirlo a Ro Ferrarese. E di farlo subito, prima del 28 ottobre, della decisione del giudice».

Quindi portarlo via da Roma?
«Guardi, io ho sempre saputo che lui a Roma non ci stava tanto volentieri. Adesso è lì chiuso in casa, non vede nessuno, blindato da quello stesso cerchio tragico che ha allontanato e poi escluso mia figlia, ed è responsabile di quel terribile deperimento dal quale non sembra proprio essersi ripreso. Poi Vittorio è molto legato a sua sorella. Questa potrebbe essere la sua salvezza».

A Ro Ferrarese.
«Certo, la casa dei suoi genitori, dove tutto è iniziato: una enorme dimora che racchiude tutta la sua essenza, con le opere d’arte, libri antichi, sculture, mobili. In quella casa e il suo bel giardino, con l’affetto di tutti i suoi amici che andrebbero a trovarlo e gli starebbero vicini – e, mi creda, sono davvero moltissimi – sono sicura che ritroverebbe se stesso. È l’uomo che ora va salvato e non il personaggio».

PIERANGELO SAPEGNO (La  Stampa)

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