AgenPress. “Prevedere la stessa accisa per diesel e benzina significa voler far cassa, se non sarà allineata a un livello inferiore rispetto a 672, 90 euro per mille litri ora previsti. A dirlo non siamo noi ma il ministero dell’Ambiente che, nel varare il precedente riordino, lo ha scritto nero su bianco nel decreto” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori
Nel decreto dello scorso maggio, infatti, è scritto che “le maggiori entrate derivanti dalle variazioni delle aliquote … sono destinate all’incremento del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale … “.
“Alla previsione di maggiori entrate, va aggiunto poi che, come da noi all’epoca denunciato, i soliti furbetti del Quartierino se ne approfittarono e la partita di giro tra chi, avendo un’auto a gasolio, avrebbe dovuto pagare 1,50 centesimi in più al litro, 1,83 conteggiando anche l’Iva al 22% e chi, avendo un’auto a benzina, avrebbe dovuto pagare 1,83 euro in meno, non ci fu. In autostrada, per la benzina self service si registrò una ridicola riduzione di 0,1 cent (-5 cent per un pieno di 50 litri), mentre il gasolio rincarò di 1,5 cent al litro (+75 cent per un pieno), ossia 15 volte tanto. Ragione per la quale presentammo un esposto all’Antitrust, esposto sul quale, però, non abbiamo ancora avuto un riscontro” prosegue Dona.
“Per questo il Governo, se vuole riallineare le accise, oltre a farlo a un livello inferiore, dovrebbe anche prevedere sanzioni contro gli speculatori e contro chi non adegua le accise in modo corrispondente, altrimenti ci sarà una ancor maggiore stangata a danno degli automobilisti, con il beneplacito del Governo che, grazie all’Iva, incasserà sempre più soldi” conclude Dona.