Open Arms: “Rotta comune” – L’Europa che salva e quella che punisce: i dati svelano la deriva securitaria dei salvataggi in mare

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AgenPress. L’ONG Open Arms lancia la campagna europea “Rotta comune”, un’iniziativa di informazione e sensibilizzazione che denuncia come, negli ultimi anni, l’Europa stia trasformando il salvataggio di vite umane in un atto da criminalizzare.

Dati ministeriali mostrano che oltre il 58% dei soccorsi in mare effettuati dal 2019 a oggi è stato classificato come “operazioni di polizia” (Law Enforcement) invece che come missioni di ricerca e salvataggio (SAR).
Una scelta che non è solo linguistica: è politica. Trasforma un dovere umanitario – salvare vite – in una questione di ordine pubblico.

Due Europe: la solidarietà legale e quella punita – Negli ultimi anni, l’Europa ha costruito due modi opposti di raccontare la solidarietà: da un lato le evacuazioni, il resettlement, i corridoi umanitari, dunque l’investimento in canali regolari e sicuri, realizzati grazie alla cooperazione tra istituzioni e società civile. Dall’altro il mare, dove chi salva rischia processi, sequestri e porti lontani.

Solo tra il 2023 e il 14 settembre 2025, le persone soccorse in operazioni SAR sono state 171.622, mentre quelle intercettate in operazioni di polizia 81.511: ciò significa che quasi la metà degli arrivi via mare è gestita come azione di law enforcement.
È il segnale evidente di una deriva securitaria nella gestione delle frontiere europee.

Le ONG: chi salva paga il prezzo – E sempre dai dati, emerge che dal 2023 a oggi, le ONG hanno effettuato 543 interventi di salvataggio, pari a circa il 12% di tutte le operazioni SAR, contro 3.949 operazioni condotte da autorità nazionali.
Eppure, proprio le organizzazioni umanitarie come Open Arms sono tra le più penalizzate: navi sotto sequestro, equipaggi indagati, porti di sbarco sempre più lontani.

“Chi salva, paga il prezzo. Ma a pagare davvero è l’Europa, che affonda insieme ai suoi valori,” dichiara Òscar Camps, fondatore di Open Arms. “Con Rotta comune vogliamo ricordare che la solidarietà non è un crimine: è l’essenza dell’Europa che vogliamo difendere. Serve agire e invertire una rotta che parta dalle parole e arrivi alle azioni istituzionali: una rotta che rispetti i diritti umani e racconti la realtà”.

L’Europa che non cambia rotta – Dal 2023 il Parlamento europeo ha avuto l’occasione di cambiare direzione. Ogni anno alcuni esponenti del gruppo The Left, S&D e The Greens presentano un emendamento al bilancio dell’Unione chiedendo l’istituzione di una missione europea di ricerca e soccorso in mare attraverso lo stanziamento di un fondo studiato a tavolino. Nel 2025, il budget per tale operazione sarebbe stato di 240 milioni, ovvero un terzo del bilancio di Frontex, ma purtroppo il 22 ottobre scorso non è stato votato dalla maggioranza, la stessa che chiede che le organizzazioni non operino più nel Mediterraneo centrale.  Agire sul bilancio avrebbe avuto un valore politico significativo, comunicando che il salvataggio non è un gesto volontario, ma un dovere collettivo. Avrebbe ricordato a ogni contribuente europeo che il documento di bilancio è un manifesto politico che racconta la direzione che l’Europa sta prendendo con le nostre risorse. Eppure, l’emendamento non è mai stato approvato, così come non è mai stata attuata la risoluzione del Parlamento europeo del luglio 2023, che chiedeva un meccanismo europeo coordinato di ricerca e di soccorso e la fine della criminalizzazione delle ONG.

L’emendamento non è mai stato approvato, come non è stata attuata la risoluzione di luglio 2023 che chiedeva un meccanismo coordinato e la fine della criminalizzazione delle ONG.

Le morti nel Mediterraneo: non un destino, ma una scelta politica – Il Mediterraneo centrale resta una delle rotte più letali al mondo. Dal 2016 a oggi, secondo i dati riportati da OIM, sono state oltre 25.400 le persone morte o disperse nel tentativo di attraversare quel tratto di mare. Nonostante questa tragedia umanitaria, il lavoro delle ONG non è stato sostenuto, ma ostacolato. Con l’introduzione del cosiddetto Decreto Piantedosi, trasformato in legge nel febbraio 2023 (L. n. 15 del 24 febbraio 2023), le navi di soccorso civili hanno subito 32 fermi amministrativi e oltre 700 giorni complessivi di stop operativo, riducendo drasticamente la loro capacità di intervento.

Le parole che cambiano la percezione – Tra le attività che hanno contribuito a cambiare la percezione del soccorso in mare, rendendolo un atto da criminalizzare, c’è senza dubbio l’uso di parole troppo spesso inadeguate.

Open Arms, con questa campagna, vuole puntare l’attenzione su come il cambio di vocabolario dia origine al cambiamento politico: il linguaggio contribuisce in modo decisivo a formare l’immaginario collettivo. Definire le navi umanitarie come “pirati” (si veda il rinvio a giudizio per Maurizio Belpietro con l’accusa di diffamazione pluriaggravata per aver definito, nel novembre 2022, ‘I NUOVI PIRATI’ gli operatori umanitari delle ONG sulla copertina del settimanale Panorama da lui diretto) o “taxi del mare”, significa spostare la narrazione, dalla solidarietà al sospetto, insinuando un’idea di illegalità che non corrisponde alla realtà.

Come da anni evidenzia l’Associazione Carta di Roma, le parole non sono mai  neutre: termini come “clandestino” o “illegale” adottati per definire lo status di persone migranti, generano un pregiudizio che alimenta paura e disinformazione.

Cambiare linguaggio non è una questione di forma, ma di responsabilità: le parole determinano il modo in cui pensiamo, giudichiamo e agiamo di fronte ai fenomeni sociali. Un linguaggio corretto e rispettoso può contribuire a costruire un’Europa più consapevole, solidale e fedele ai propri valori.

Una rotta comune per salvare l’Europa –  La campagna “Rotta comune”, promossa da Open Arms, unisce simbolicamente il mare e la terraferma, il soccorso e l’accoglienza, in un’unica visione di protezione, cooperazione e dignità.
Attraverso dati, testimonianze e iniziative pubbliche, l’obiettivo è riaprire il dibattito europeo su una missione comune di ricerca e soccorso e sul riconoscimento del diritto di salvare vite. “Serve una rotta unica, che parta dal mare e arrivi alla terraferma, passando per la dignità,” aggiunge Camps. “Perché finché salvare sarà un crimine, l’Europa continuerà ad affondare.”

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