AgenPress. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Sondrio hanno portato a termine una complessa attività di servizio di tutela della legalità economico – finanziaria nei confronti di un imprenditore valtellinese del settore immobiliare, edile e turistico che trae origine all’esito di un’indagine di polizia giudiziaria, condotta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Sondrio dove risulta incardinato un procedimento penale correlato.
Gli accertamenti fiscali condotti dai militari della Tenenza di Bormio, nell’ambito dei compiti istituzionali del Corpo e rivolta ai contribuenti a più elevato indice di pericolosità tributaria, hanno permesso di individuare compensi non dichiarati grazie a un’accurata analisi dei movimenti bancari e al rinvenimento di copiosa documentazione extracontabile.
All’esito delle predette attività è risultato che l’imprenditore, a cui fa capo una galassia di società complessa e molto articolata nei rapporti partecipativi reciprocamente incrociati, ha utilizzato i conti di queste nell’ambito di un unicum indistinto e in riferimento al suo conto personale, per soddisfare a sua mera necessità le proprie esigenze personali, ossia trascendendo dagli scopi e dalle finalità specifiche delle attività aziendali.
Attraverso la predetta ragnatela societaria è stato possibile per l’imprenditore far sì che la sua liquidità fosse sempre infinita, convincendo ignari cittadini, che volevano solo acquistare un’abitazione, a versare anche più dell’80 % del totale dovuto per la compravendita. Nonostante la materiale consegna dell’immobile già da alcuni anni, gli acquirenti non riuscivano però a stipulare il rogito con le società venditrici nonostante i ripetuti solleciti finalizzati alla stipula del citato atto notarile. Un “modus operandi” da parte dell’imprenditore sottoposto a verifica, che ha permesso di realizzare una vera e propria “Pianificazione fiscale”, con il fine di rinviare i ricavi in futuri esercizi, per poi dichiararli nel quantum, nel momento più favorevole e conveniente per le imprese e non al momento dell’effettiva realizzazione, conseguendo un evidente vantaggio fiscale.
Successivamente, il denaro proveniente dalle compravendite immobiliari veniva messo in circolazione tra i vari attori fisici e giuridici appartenenti al medesimo ambito societario con lo scopo di rendere difficoltoso seguire i capitali e costatarne l’avvenuta tassazione alla fonte. All’esito dei difficili accertamenti sono state constatate numerose movimentazioni in accredito sui conti correnti personali dell’imprenditore, considerati in sede di verifica quali compensi dell’amministratore elargiti sotto diversa forma al fine di eluderne la tassazione prevista.
I finanzieri hanno così ricostruito la situazione economico-patrimoniale dell’imprenditore e delle sue società, accertando una base imponibile netta evasa ai fini IRPEF di € 1.746.512,78 e constatando elementi positivi di reddito non dichiarati ai fini IRES pari a € 4.583.169,98 euro, una base imponibile I.R.A.P. sottratta ai fini del tributo di € 3.935.972,52, un’evasione IVA pari a 390.356,45 euro oltre a investimenti esteri non dichiarati pari a € 67.750,12.
A seguito della predetta attività ispettiva è stato possibile assicurare un concreto rientro nelle casse dello Stato delle somme sottratte alla collettività, difatti le Agenzie delle Entrate di Milano e Sondrio, ognuna per la parte di propria competenza, hanno al momento definito, per gli anni d’imposta 2017-2018, la pertinente pretesa erariale con l’istituto dell’accertamento con adesione. L’imprenditore, ha definito con l’Ufficio Controlli il pagamento di un importo complessivo di € 392.532,03, perfezionando le adesioni con il pagamento delle prime rate e dichiarandosi disponibile a definire con lo stesso istituto deflattivo del contenzioso le annualità successive.
