Pierfranco Bruni: “Il tempo della politica se non è spirituale si riduce a materialismo storico”

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AgenPress. Quando la politica supera la filosofia e diventa solo una idea ci si ancora alla dissolvenza. Quando ogni modernità si fossilizza nell’attuale crea un navigare a vista. Siamo in un tempo in cui si cerca l’accadere dell’imperscrutabile. Siamo nella transizione di una storia che ha la necessità di entrare nell’età del Pensiero.
La politica e il simbolo di Atreju? Non soltanto.  È un impegno metafisico che coinvolge generazioni nel mito antico in cui gli archetipi avevano un senso in una dimensione in cui dal mistero si giunge al reale. Non si tratta di categorie.
Essere di destra non significa più nulla. Le idee sono completamente superate. C’è il Pensiero che va oltre le Idee. Erano una incassellatura hegeliana che ha condotto alle ideologie come riferimento di contrapposizione ad altre forme di idee.
Il Pensiero è comparativo nella sua complessità e racchiude non la Ragione ma la formazione la Tradizione e soprattutto la identità che si basa su una visione di civiltà. Il dato predominante non è confrontarsi soltanto con la modernità. È portare nella attualità un tempo certo della tradizione che non è storia o storica ma un Tempo della Civiltà che ha tracciato eredità occidentali che si sono sempre confrontate con la visione degli Orienti delle culture e in modo particolare con la visione del Mediterraneo. Atreju è un simbolo.
Come tutti i simboli crea una griglia in cui si supera la visione  del tempo storico e si cerca un mondo che sarà. I simboli le metafore e i miti raccontano più di ogni reale. La politica non è solo una riflessione del contingente (ovvero legato al momento in cui si vive) ma spazia nell’immanente.
Bisogna cercare e abitare l’anello mancante nel tempo che si attraversa. Metafora? Ma non soltanto. La politica che si vive con il Pensiero è anche una proiezione. Dopo le macerie della modernità, ogni tempo ha la sua modernità e anche le sue rovine, bisogno affidarsi alla Tradizione. Ciò non significa vivere dentro la nostalgia. Tutto il contrario. Soprattutto dopo le disperazioni della Ragioni e della Rivoluzione Francese e il post Illuminismo.
L’epoca nuova che la si vuole far ricominciare da quel contesto è un errore. L’errore delle macerie. L’uomo era una “cosa” o un caos. Atreju è l’uomo della bellezza. Una storia infinita? Un tempo infinito. Bisognerebbe sostituire storia con tempo. Gli eroi e i miti  di Tolkien con quelli di Michael Ende? È un viaggio. Ecco. Se consideriamo l’idea una percezione il Pensiero diventa un viaggio. Non bisogna interromperlo. Ma abitarlo. Le idee finiscono muoiono si arenano tra le derive del moderno.
Il Pensiero è tradizione e resta come dettaglio fondamentale e fondante delle civiltà. La politica se resta una idea è necessariamente una categoria. Se diventa la dimensione del Pensiero è una fedeltà oltre la storia. Si usano gli archetipi per tentare di smuovere i corsi e i ricorsi e definire una visione di tempo e di uomo come civiltà dello spirito.
Hegel è un “porto sepolto” e Marx è definitivamente scomparso anche se alcuni  naviganti si illudono di intercettarlo ancora. La storia infinita è fatta di anelli. Non ci sono frecce e non c’è neppure l’arco di Ulisse. C’è invece la tradizione dalla quale si intercetta il soggetto che incarna la spiritualità e non l’oggetto della materialismo. Il tempo è religioso. Non storico.
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