Birmania. 510 morti da inizio proteste contro golpe. Washington sospende accordi commerciali

AgenPress – Sono oltre 500 i civili, tra cui molti studenti e adolescenti, uccisi dalle forze di sicurezza dal colpo di Stato militare del 1 febbraio in Myanmar (ex Birmania), secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici. “Abbiamo la conferma di 510 morti”, afferma l’ong specificando che il bilancio “è probabilmente molto più alto”, con centinaia di persone arrestate negli ultimi due mesi di cui non si sa più nulla.

Nonostante la sanguinosa repressione, ieri i manifestanti sono nuovamente scesi in piazza. Quattordici civili sono morti, la maggior parte nell’est di Yangon (ex Rangoon), la capitale economica del Paese. Washington ha annunciato l’immediata sospensione dell’accordo quadro su commercio e investimenti concluso nel 2013 con la Birmania, fino al ristabilimento di un governo “democraticamente eletto”.

La Francia ha denunciato “la violenza indiscriminata e omicida” del regime e ha chiesto il rilascio di “tutti i prigionieri politici”, compresa Aung San Suu Kyi, ancora in isolamento. Il Regno Unito, da parte sua, ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che si svolgerà domani a porte chiuse.

 

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