Coronavirus. Cina, -6,8% Pil nel 1° trim. Primo dato negativo dal 1992. Disoccupazione al 5,9%

Agenpress – Anche la Cina ha subito conseguenze economiche conoscendo il peggior periodo di tre mesi degli ultimi decenni – e la strada verso la ripresa sarà probabilmente lunga. Ma il paese potrebbe ancora sostenere una certa crescita quest’anno, a differenza dei suoi omologhi occidentali.

La seconda economia più grande del mondo si è ridotta del 6,8% nel primo trimestre del 2020 rispetto a un anno prima, secondo le statistiche del governo rilasciate venerdì. È leggermente peggio di quanto si aspettassero gli analisti intervistati da Reuters e ammonta a circa 693 miliardi di yuan ($ 98 miliardi) di produzione persa.
La variazione congiunturale è pari a -9,8%. Le previsioni medie degli analisti erano di contrazioni, rispettivamente, del 6,5% e del 9,9%.
E’ il tonfo peggiore registrato dalla Cina da quando ha iniziato a pubblicare quei dati nel 1992. È anche la prima volta che la Cina registra una contrazione economica dal 1976, quando la morte del leader del Partito Comunista Mao Zedong pose fine a un decennio di sociale ed economico tumulto. 
 L’economia si è ridotta dell’1,6% quell’anno.
I tre principali motori cinesi per la crescita – la spesa dei consumatori, le esportazioni e gli investimenti in immobilizzazioni – sono esplosi mentre grandi aree del paese sono state bloccate a fine gennaio e inizio febbraio per contenere la diffusione del virus. La spesa al dettaglio è calata del 19% nell’ultimo trimestre, mentre le esportazioni sono precipitate di oltre il 13%. Gli investimenti in immobilizzazioni sono diminuiti del 16%.
Il tasso di disoccupazione, che registra i numeri senza lavoro solo nelle aree urbane, è salito al 5,9% a marzo – meglio del massimo record di febbraio del 6,2%, ma ancora peggiore del 5,2% della Cina registrato a dicembre. Ciò significa che 3,6 milioni di persone in più erano senza lavoro a marzo rispetto alla fine dell’anno scorso.
“La stabilità occupazionale potrebbe diventare la massima priorità politica per quest’anno”, ha affermato Chaoping Zhu, stratega del mercato globale per JP Morgan Asset Management.
Le perdite di posti di lavoro causate dal coronavirus hanno pesato anche sulla spesa dei consumatori, un altro problema per un paese che stava già affrontando il raffreddamento della domanda interna. Il reddito pro capite è diminuito di quasi il 4% nel primo trimestre rispetto allo scorso anno. Ciò ha portato a un calo del 12,5% nella spesa dei consumatori.
Zhu ha affermato che tali ribassi potrebbero spingere le autorità a prendere in considerazione misure aggiuntive,  tra cui ulteriori tagli ai tassi volti a rendere più economico per le piccole imprese prendere in prestito denaro e rimanere a galla.
La Cina ha già speso miliardi per sostenere la sua economia pompando denaro in progetti infrastrutturali per creare posti di lavoro e ridurre le tasse sulle piccole imprese.
La Cina, comunque, potrebbe ancora chiudere l’anno con un’economia in crescita.
Il Fondo monetario internazionale all’inizio di questa settimana ha previsto che l’economia cinese crescerà dell’1,2% nel 2020 prima di saltare del 9,2% il prossimo anno, rendendolo il miglior rendimento tra le principali economie.
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