COSAP: “Tanti poliziotti si sono opposti all’obbligo vaccinale”

AgenPress. Tra coloro cui, ex lege, o meglio ex decreto legge, è stata preclusa una esistenza libera e dignitosa ci sono i tanti poliziotti che si sono opposti all’obbligo vaccinale. Costoro, sospesi dal servizio e privati di qualsiasi tipo di sostentamento economico, sono stati condannati, contestualmente, sia alla permanenza in un girone infernale che li sta condannando alla fame sia all’oblio di un limbo che li condanna all’inattività, non essendo stato specificato se possono, durante la sospensione, svolgere altri lavori – e perché no? – anche all’estero, dove non esistono misure così afflittive nei confronti dei non vaccinati.

Molti di questi colleghi, affranti e disillusi, guardano e riguardano i propri encomi solenni, le proprie lodi, i tanti attesti di servizio che hanno cristallizzato le altissime professionalità e certificato l’ineccepibile condotta morale, realizzando quanto il proprio percorso di abnegazione – costellato di sacrifici, propri e delle proprie famiglie – sia diventato vano ed insignificante di fronte a questa imposizione.

Molti di questi colleghi, si sentono traditi da uno Stato che, all’inizio della “pandemia”, li ha mandati per strada con risibili mezzi di protezione, quando il virus era un nemico sconosciuto e molto temuto. Nessuno si è sottratto ai propri compiti! E se questo esporsi al pericolo è richiesta legittima nei confronti di un poliziotto, non lo è per niente, invece, nei confronti della famiglia di quel poliziotto, anch’essa, di riflesso, esposta al contagio per “motivi di servizio”.

Quella stessa famiglia, ora, è stata condannata alla fame!

Prendendo in esame questa anomala ed inedita forma di “sospensione” con pena accessoria alla fame, oltreché all’ostracismo sociale, appare paradossale pensare che le forme normate di sospensione – da quelle disciplinari a quelle cautelari (obbligatorie e facoltative) – prevedono sì la privazione della retribuzione, ma fanno salva “la concessione di un assegno alimentare di importo pari alla metà dello stipendio e degli altri emolumenti valutabili a tal fine a norma delle disposizioni vigenti, oltre agli assegni per carichi di famiglia”.

La paradossalità di questa situazione sta nel fatto che un poliziotto colpito da ordine di cattura o in stato di carcerazione preventiva può beneficiare dell’assegno alimentare fino a 5 anni, poiché “la sospensione cautelare non può avere una durata superiore ad anni 5”.

Pertanto, il mancato adempimento dell’obbligo vaccinale – con tanta di firma del dipendente che si assume la responsabilità per qualcosa che gli viene imposto! – è l’unica bislacca forma di sospensione in contrasto coi dettami costituzionali di cui all’articolo 36.

D’altronde, in questo guazzabuglio di norme, si è persa la bussola dei diritti costituzionalmente garantiti e di quelle nozioni fondamentali che rappresentano l’incipit di un corso di laurea in giurisprudenza, ovvero la gerarchia delle fonti del diritto.

Di conseguenza, per noi, Draghi non ha mentito: se non ti vaccini muori!

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