Egitto. Patrick Zaki portato in manette in udienza. Il legale ha chiesto rinvio e copia del fascicolo

AgenPress – Al Tribunale di Mansura dove è in corso la seconda udienza del suo processo, Patrick Zaki è stato portato nella gabbia degli imputati in manette, che poi gli sono state tolte dopo meno di cinque minuti.

Qualche minuto dopo l’ingresso di Patrick nella gabbia degli imputati, prima ancora che la sua udienza iniziasse, la sessione è stata interrotta e Patrick ha parlato con due avvocati e bevuto un po’ d’acqua. Padre e sorella erano seduti a un paio di metri dalla gabbia,  non ha, però,  preso la parola durante l’udienza.

Presenti un diplomatico italiano, uno spagnolo e uno canadese nell’ambito di un monitoraggio processuale Ue a trazione italiana che coinvolge anche paesi extra-europei, mentre   Germania e Stati Uniti hanno fatto presentare “lettere di interessamento” in cui si sottolinea che i due Paesi continueranno a seguire e monitorare da vicino il caso pur non essendo fisicamente presenti all’udienza di oggi.

I giornalisti sono stati ammessi con diffida dal girare video o scattare foto. In aula, fra la cinquantina di persone presenti, George, padre di Patrick; la sorella Marise e un dirigente della ong ‘Eipr’ per la quale Patrick lavorava come ricercatore. In aula anche una quindicina di attivisti e amici di Patrick. A un’attivista Eipr sono stati controllati i documenti.

L’udienza è durata solo due minuti durante i quali, come hanno riferito fonti del collegio di difesa, la sua legale Hoda Nasrallah ha chiesto un rinvio per poter studiare gli atti. La legale ha chiesto inoltre una copia autenticata del fascicolo dato che finora vi ha avuto accesso solo in consultazione presso uffici giudiziari, senza dunque poterlo studiare adeguatamente. Il giudice monocratico si è ritirato per decidere sulla richiesta, hanno precisato le fonti sintetizzando quanto detto da Nasrallah a ridosso del banco del giudice.

Per giustificare la richiesta di rinvio, Hoda ha sostenuto che è stato lo stesso Zaki a chiederlo in quanto “non è soddisfatto” della difesa dato che lei ha potuto leggere gli atti in Procura solo “in fretta”, ha riferito un avvocato presente in aula che ha preferito restare anonimo.

Lo studente egiziano dell’università di Bologna è in carcere in Egitto da quasi 20 mesi.   Come la prima udienza svoltasi il 14 settembre, quella odierna si è tenuta di nuovo davanti a una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d’emergenza) di Mansura, la città natale di Patrick.

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