“Motu Proprio”. Papa Francesco trasferisce ai vescovi competenze riservate alla Santa Sede

AgenPress. Non più un’approvazione” bensì una “conferma”. Si gioca sul passaggio di testimone dal primo al secondo termine la novità principale del motu proprio col quale Papa Francesco he deciso di modificare l’assegnazione di alcune competenze previste dal Codice di Diritto Canonico, sia della Chiesa latina sia di quelle orientali.

Tra queste anche la competenza per le Conferenze episcopali di pubblicare i catechismi. Una delle prime novità riguarda lo spostamento dalla Santa Sede al vescovo diocesano della facoltà di creare un seminario nel suo territorio senza dover più attendere l’approvazione da Roma ma semplicemente una sua conferma. Lo scopo, come viene definito nell’introduzione al motu proprio, è quello di favorire un “sano decentramento” che renda più dinamica l’assunzione di decisioni in campo ecclesiale.

Analoga possibilità viene riconosciuta ai vescovi circa la formazione sacerdotale (i vescovi possono adattarla “alle necessità pastorali di ogni regione o provincia”) e l’incardinazione dei sacerdoti, che d’ora in avanti potranno esserlo – oltre che in una Chiesa particolare o in un Istituto religioso – anche in una “Associazione pubblica clericale”, riconosciuta dalla Santa Sede, in modo da evitare che vi siano “chierici acefali e girovaghi”.

Al criterio del decentramento, ma anche della “prossimità”, risponde pure l’allungamento da 3 a 5 anni del periodo di “esclaustrazione”, cioè della possibilità che autorizza un religioso a vivere al di fuori del proprio Istituto per gravi motivi.

Il motu proprio, oltre che sulla competenza per le Conferenze episcopali di pubblicare catechismi, interviene trasferendo dalla Santa Sede alla responsabilità delle Chiese locali le decisioni su possibili riduzioni del numero di Messe da celebrare rispetto alle intenzioni ricevute.

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