Scuola. Nell’anno della pandemia si scopre una povertà educativa digitale degli studenti

AgenPress – Nell’anno di pandemia la didattica a distanza ha caratterizzato le vite di milioni di studenti e studentesse in Italia. Ma nonostante il tanto tempo passato di fronte agli schermi di pc e tablet, molti di loro risultano impreparati e senza le necessarie competenze per affrontare il mondo digitale che si è loro aperto davanti. Si è configurato in questo periodo una nuova dimensione della povertà educativa, la povertà educativa digitale.

Dietro a quegli schermi di tablet e pc, gli studenti si sono sentiti spesso spaesati e invisibili al mondo degli adulti, non ascoltati e presi in considerazione nelle loro difficoltà e nella frustrazione di non saper immaginare un futuro. Oggi i ragazzi vogliono riacquistare centralità e avanzano proposte concrete per riappropriarsi del proprio futuro, facendo tesoro dell’esperienza nell’ultimo anno.

È per far ascoltare la loro voce che rilanciamo oggi la campagna Riscriviamo il Futuro, che quest’anno vede proprio bambine, bambini e adolescenti come protagonisti, attraverso un Manifesto elaborato con il contributo dei ragazzi del Movimento Giovani Sottosopra, all’interno del quale si chiede agli adulti di mettere gli occhiali e ricominciare a guardarli, loro e i loro diritti.

Li chiamano “nativi digitali”, ma secondo quanto emerge dal nostro nuovo rapporto pubblicato oggi – “Riscriviamo il Futuro: una rilevazione sulla povertà educativa digitale” – emerge che una percentuale significativa di studenti intervistati mostra evidenti lacune nella conoscenza e l’utilizzo degli strumenti tecnologici, nonostante l’immersione nella “dimensione digitale” subita in quest’ultimo anno. Tanto che un quinto dei ragazzi che hanno partecipato a questa inedita rilevazione sulla povertà educativa digitale non è ancora in grado di eseguire semplici operazioni utilizzando gli strumenti informatici, come condividere uno schermo durante una chiamata con Zoom (11%) o scaricare un documento condiviso da un insegnante sulla piattaforma della scuola (29,3%).

La povertà educativa digitale si configura quindi come la privazione delle opportunità per apprendere, ma anche sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, etico e creativo degli strumenti digitali.

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